Regia di Mario Amendola vedi scheda film
Nell'antica Siria dominata dai romani, due ladruncoli vengono pescati con le mani nel sacco. Nonostante un tentativo di fuga, i centurioni riescono comunque a catturarli; ma uno dei due scopre di essere il figlio del console romano.
Nella sterminata e variopinta filmografia di Mario Amendola, mestierante attivo fra gli anni Cinquanta e la fine dei Settanta e principalmente dedito alla commedia, si trova anche un peplum: ed è questo Il ladro di Damasco, da lui stesso scritto e nel quale non mancano gli elementi leggeri, ironici, persino qualche gag. La pellicola arriva a filone ormai consumato; nonostante ciò e nonostante il cast di scarso richiamo (i nomi principali sono: Tony Russel, Luciana Gilli, Gianni Solaro, Ferruccio - nipote del regista - Amendola), la visione è comunque apprezzabile, grazie a un discreto ritmo e alla dignitosa confezione. Nei limiti del possibile, si intende: costumi e scene sono riciclati o improvvisati, i dialoghi sono spesso pomposi, gli stereotipi del genere abbondano. Mario Amendola si firma Irving Jacobs: è la prima volta, lo farà in seguito in un'altra manciata di occasioni; l'assistente alla regia è Alfonso Brescia. Neanche a dirlo, la successiva fatica del regista sarà una commedia, Soldati e caporali. 2,5/10.
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