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L'avventura

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

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La recensione su L'avventura

di hupp2000
10 stelle

Non sono un grande estimatore dei film di Michelangelo Antonioni, ma « L’Avventura » mi ha veramente colpito e la considero la sua opera più riuscita. Come ho già scritto a proposito di « L’année dernière à Marienbad » di Alain Resnais (1961), anche per questo film ho assistito, da bambino, a discussioni a dir poco animate tra gli adulti che mi circondavano (i miei genitori e parenti, i loro amici e colleghi). In entrambi i casi, lo stesso scenario : chi lo esecrava e chi gridava al capolavoro. Finalmente lo vedo con 50 anni di ritardo e mi schiero decisamente con chi gridava al capolavoro, anche se con qualche riserva. Il film è grande, lungo e bello, non è per tutti i palati, racconta una vicenda sentimentale tutt’altro che scabrosa, ma siamo alla fine dei molto moralisti anni ‘50. Nel corso di una crociera al largo delle isole Eolie una ragazza (Lea Massari) scompare. Il suo compagno (Gabriele Ferezetti) e la sua migliore amica (Monica Vitti), nel corso della ricerca, si sentono attratti l’uno dall’altra e vivono - appunto - un’avventura sentimentale. Tutto qui, ma il regista coglie l’occasione per mettere al fuoco tanta pregevolissima carne. In primo luogo, l’ambientazione. Si comincia con gli scenari da favola delle isole Eolie, fotografate in un bianco e nero da urlo, inondate di lava, mare, cieli e nuvole cangianti. Il realismo è tale che, in alcune inquadrature, isolotti, scogliere, orizzonti in perpetuo movimento sembrano a colori. Vedere per credere. Si passa poi allo spettacolo di una Sicilia profonda e d’altri tempi, con architetture quasi bizantine, stradine ed edifici di rara bellezza, personaggi anonimi ma più veri del vero. L’esatto opposto dell’ « effetto cartolina ». Qui, ogni fotogramma parla e ricorda. Non meno coinvolgenti gli interni. Arredamenti, ornamenti, oggetti, costumi sono degni delle migliori scenografie dei film di Luchino Visconti. Volti, acconciature, voci in sottofondo evocano atmosfere felliniane. La vicenda si snoda lentamente, l’autore si concede tutto il tempo necessario per consentire di osservare ogni particolare, succede poco e lo spettatore è gentilmente invitato a lasciarsi trasportare dal flusso di immagini, senza porsi troppe domande sull’inutile « come andrà a finire ? ». Nella prima parte del film, si confrontano due attrici di alto livello come Lea Massari e Monica Vitti. Quest’ultima ne esce, secondo me, decisamente sconfitta. Bravura, sensualità, naturalezza della prima, contro  recitazione artefatta, fissa e stereotipata della seconda. Qualcuno storcerà il naso, ma Monica Vitti non mi ha mai convinto. Positiva la prestazione di Gabriele Ferzetti, giusta, adeguata, ma surclassata dal contesto in cui si trova ad evolvere. Un contesto da cinque stelle. Sconsiglio la visione in HD: bianco e nero e fotografia ne escono snaturati.

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