Regia di Dwight H.Little vedi scheda film
Un action-movie discreto, che si lascia guardare con interesse, principalmente per la presenza nel cast del carismatico figlio di Bruce Lee, Brandon, morto per un incidente sul set del film "Il corvo".
In bilico tra dramma e commedia, è uno di quei film che certamente piacerà a chi ama il cinema che ha per soggetto più le arti marziali che una trama. E in questo caso la trama c'è, seppure abbastanza scontata e una sorta di polpettone che mescola tutto: botte, criminallità, spionaggio, dramma e ricordi spiacevoli, tensione, vendetta, sangue, fughe, inseguimenti, carneficine e per finire in bellezza, una sensuale storiella d'amore.
Il ritmo è dinamico e costante, la messa in scena godibile se si apprezza il genere e, nonostante qualche stereotipo qua e là, una visione la merita.
La trama si sussegue rapida, scorrevole e avvincente. Ricca di violenza ma condita anche di sentimento, mette ripetutamente in risalto il tormento del protagonista, quando ricorda il padre morto tragicamente in uno scontro a piazza Tiananment.
Il caso vuole che diventi testimone scomodo di un omicidi. Viene perciò poi convolto suo malgrado in un caso poliziesco pericoloso, che determinerà lotte a non finire e dalle quali, naturalmente, il protagonista uscirà sempre vittorioso.
Ottime le coreografie dei combattimenti, ideate dallo stesso Brandon Lee, che si destreggia agile e scattante come una pantera.
Con questo film fatto su misura per lui e di cui è la ruota trascinante, ha la possibilità di farsi conoscere. Interpreta un giovane uomo pieno di nevrosi ma fondamentalmente buono.
Brandon non voleva essere ricordato come il figlio di Bruce Lee. Cercò di costruire una carriera a se stante e alcuni produttori e registi cominciarono a dargli fiducia, ma sempre e solo in opere drammatiche, dense di azione e violenza.
Difficile collocarlo in generi differenti.
Le sue capacità attoriali erano ancora un po' acerbe, ma andava migliorando e di sicuro, aveva una grande presenza scenica con le sue fattezze molto particolari - lineamenti squadrati, zigomi alti, naso all'insù, mento e mascella volitivi e occhi scuri penetranti, leggermente a mandorla, che nell'insieme lo rendevano il perfetto ibrido tra oriente e occidente.
"Drago d'acciaio" - più adeguato il titolo originale: "Rapid Fire" (Fuoco Rapido) - non è il migliore film di arti marziali che si possa vedere, ma si distingue dagli altri proprio per il suo protagonista e per la sua colonna sonora anni '80 un tantino invadente e forse anche inappropriata.
Nel cast si lasciano notare inoltre Nick Mancuso e Powers Boothe.
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