Regia di Emimmo Salvi vedi scheda film
I vichinghi si sfidano contro le valchirie nella foresta pietrificata, per accaparrarsi il tesoro dei nibelunghi.
Modesta pellicola alimentare sulle mitologie del centronord europeo; il soggetto è abbastanza particolare per il nostro cinema, ma d'altronde nel 1965 il genere avventuroso era stato sviscerato in ogni maniera possibile, dal cappa & spada all'antichità greca e romana, mettendo in scena il tutto, bene o male, seguendo sempre lo stesso schema: eroi muscolosi, belle principesse, tesori o regni da conquistare/riconquistare. Qui i nomi famosi - quantomeno per il cinema di genere di quel periodo - messi in campo sono quelli di Gordon Mitchell e, secondariamente, di Luisa Rivelli; compaiono inoltre due giovani promesse dal futuro roseo (sempre all'interno del circuito della serie B, con qualche puntata in A) quali Ivan Scratuglia e Pamela Tudor, nonchè Pietro Ceccarelli che viene qui accreditato nei titoli di testa con l'incomprensibile pseudonimo/soprannome di Puccio Ceccarelli e che invece risulta Pietro alla voce "maestro d'armi", a testimonianza della fretta assoluta in cui questo prodottino è stato realizzato. In quegli anni Emimmo Salvi, mestierante non particolarmente dotato, riuscì a licenziare una manciata di pellicole di simile fattura: costumi e scene approssimativi, dialoghi e personaggi scritti con la mano sinistra, una serie di peripezie abbastanza prevedibili verso il lieto fine; qui è anche autore della sceneggiatura, insieme a Benito Ilforte, Adriano Antonelli e Luigi Tosi; musiche di Wagner utilizzate a spron battuto, a cominciare dalla Cavalcata delle valchirie in apertura. 2,5/10.
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