La migliore trasposizione, al momento, del capolavoro di Hammett "La chiave di vetro". Con i Coen si viaggia sul sicuro.
Volete studiare un po' di scuola del Cinema? Guardate La chiave di vetro di Stuart Heisler, poi passate a questa pellicola dei Coen. Il soggetto è il medesimo, la resa è totalmente diversa. Al netto delle atmosfere, ben rese in entrambi i film, qui la qualità è superiore in ogni aspetto. I caratteristi sono decisamente più bravi ma soprattutto vengono sfruttati in funzione del loro impatto scenico e non dell'aderenza al personaggio letterario, se Ladd era fuori luogo come spaccone e il Paul Madvig di Heisler imbarazzante quando metteva fuori gioco gli sgerri avversari con innocui calcetti alle caviglie, i due protagonisti dei Coen prendono botte quando il fisico lo impone, o la risolvono a raffiche di mitra. Per non parlare dei personaggi al contorno, tutti bravi caratteristi su cui spicca il meraviglioso Turturro. La trattazione è radicalmente diversa, malgrado i ruoli siano gli stessi. Nella pellicola di Heisler c'è una forte incoerenza di fondo, lo spettatore è spiazzato nel vedere Ed Beaumont che passa da uno stato di adorazione verso l'amico, a comportamenti apertamente conflittuali. Non è chiaro il sentimento che li lega, non è chiaro se la messa in scena sia opera di entrambi - a beneficio dei testimoni - o solo di uno dei due. Qui la musica è totalmente diversa, Tom Reagan non appare coinvolto sentimentalmente, la sua rettitudine e fedeltà è legata all'aderenza ai suoi principi e non ai sentimenti, per cui tutto ciò che farà, dall'inizio alla fine, avrà una coerenza di fondo incrollabile. L'essenza del noir sta tutta nella polarità dei personaggi che lo popolano, nei chiaroscuri del loro carattere; se salta la sfumatura introspettiva, rischia di saltare la stessa autenticità del prodotto. Crocevia della morte è un noir perfetto, su questo ci sono pochi dubbi.
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