Regia di Chuck Russell vedi scheda film
Più che remake, mi piace pensarlo come un “aggiornamento”. In fondo questo è “Il fluido che uccide”, forse la miglior prova di Chuck Russell (ma gli aguzzini potranno obiettare che quantità e qualità degli altri suoi film siano talmente basse da rendere il paragone poco attendibile).
La critica ha storto parecchio il naso, forse perché in fondo si tratta di un divertissement facile e cialtrone. Ma è proprio per questo che ci piace: splatter, dal ritmo indiavolato, spettacolare e con meravigliosi effetti speciali in quantità smisurata.
C’è chi potrà accusarla di essere un’opera fuori tempo massimo, giacché il soggetto ben si adattava alla fantascienza di serie B tanto in voga negli anni ’50, e di conseguenza per i bastian contrari il blob “trasportato” negli anni’80 può sembrare obsoleto e ridicolo. E invece no: chiunque abbia un minimo di tatto cinematografico non potrà che percepire e interpretare questo nuovo “fluido che uccide” come un omaggio non tanto al film con Steve McQueen, quanto a tutto quel cinema fanta-horror che spopolava nei drive-in di allora: invasioni, contagio, misteriosi esperimenti, atmosfera cospiratoria. Perché se c’è stato un decennio nel quale suddetti temi sono stati recuperati e aggiornati, beh, è indubbiamente proprio quello dei gloriosi eighties.
A conti fatti quello in analisi è uno degli esempi più eclatanti del tipo di pellicole che si facevano negli anni ’80: spensierate, spaccone, puramente effettistiche, frizzanti, spassose e con personaggi gustosamente stereotipati. Tanto che rivederlo oggi non può che provocare un’innegabile e irreprimibile sensazione di nostalgia.
Cult movie.
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