Regia di Samuel Fuller vedi scheda film
La vendetta del gangster, di Samuel Fuller, si può considerare un perfetto esempio di sintesi tra lo schematismo del gangster-movie degli anni '30 con la tragicità e la disillusione del noir anni Quaranta.
Il plot del film è magnificamente (e sarcasticamente) illustrato dallo stesso Fuller con una battuta: «Un piccolo bastardo che va a vendicarsi di altri piccoli bastardi». Il protagonista, reduce da un trauma infantile - ha visto la morte del padre -, una volta cresciuto, va alla ricerca degli assassini, per ucciderli.
Fuller riprende lo schematismo del gangster-movie - l'ascesa e caduta dell'antieroe -, attraverso un film assolutamente "ciclico". Come scrive Nicholas Graham «i protagonisti di Fuller iniziano dal basso, per poi tornare nel basso». E lo strepitoso finale del film (il lungo movimento che accompagna Tolly dalla strada ai vicoli bui) ne è la perfetta sintesi.
Grandissimo esempio di post-noir anni Sessanta, La vendetta del gangster si caratterizza, inoltre, per la fotografia contrastata ed espressionista di Hal Mohr, che sovente sfrutta i fuori-campo e le ombre per drammatizzare la storia.
Fuller non rinuncia, inoltre, ad una feroce critica nei confronti di della società americana. Denuncia che diventa evidente nel celebre dialogo tra i gangster, a bordo di una piscina: «Finché avremo tutti una bella fedina pulita, avremo un attività ufficiale onesta, finché pagheremo le tasse, come paghiamo, e faremo della beneficienza, e daremo le nostre sovvenzioni a scuole a società culturali, saremo i padroni».
Sono passati vent'anni da quando le "ombre" del noir si sono insediate a Hollywood, ma le cose, ci dice Fuller, non sono ancora cambiate.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta