Regia di Tod Browning vedi scheda film
Un horror che esibisce la grazia discreta di un mélo. Il conte Dracula interpretato da Bela Lugosi, come tutti i mostri firmati da Tod Browning, ha l’aristocratico orgoglio del diverso, l’elegante distinzione del caso speciale che, come tale, sente il diritto di dominare il mondo. Eppure il film esita davanti alla rappresentazione esplicita del possesso violento e della conseguente corruzione della vita: il vampirismo non è uno spettacolo di denti affondati nella carne e di ghigni imbrattati di sangue, bensì un progetto sottilmente diabolico la cui esecuzione avviene furtivamente dietro le quinte. E’ un’idea che rimane sullo sfondo, sospesa al di sopra della realtà come un pipistrello finto che pende dal soffitto. La contesa tra il bene e il male assume i sofisticati contorni del confronto tra ragione e superstizione, tra scienza ed alchimia, tra amore angelico ed amore demoniaco, in un delicato mix di fantascienza e favola che mitiga le emozioni e lascia fuori la pesantezza del giudizio morale. A fare la storia è un mistero lieve come un zefiro, che entra in scena scuotendo appena l’aria con l’invisibile influsso dell’ipnosi e della seduzione: il sogno è il regno del suo agire, che approfitta del favore dell’oscurità e dell’addormentamento della percezione, per trasformare le fragili creature del giorno in eterni monumenti da far splendere sotto la luna.
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