Regia di Martin Ritt vedi scheda film
La filmografia di Martin Ritt non annovera molti film indimenticabili. Mi piacquero “La spia che venne dal freddo” (1965) e “Il prestanome” (1976) e oggi a questi due titoli aggiungo “The Molly Maguires”, il cui esito è, secondo me, decisamente positivo. Siamo in Pennsylvania nella seconda metà del XIX secolo. Minatori irlandesi sono sfruttati e angariati come nella migliore tradizione del cinema di ispirazione politico-sociale. I Molly Maguires del titolo originale sono un gruppo clandestino di sabotatori responsabili di varie azioni violente in reazione alle violenze subite, contro le quali i sindacati appaiono impotenti. Per smantellare l’organizzazione e acciuffarne i capi, la polizia infiltra nelle miniere un suo agente. Questo è l’impianto su cui si snoda una vicenda di indubbia efficacia, carica di tensione e narrata senza tempi morti. Se il vero protagonista del film è il detective infiltrato (Richard Harris), convincente e all’altezza del ruolo, Sean Connery nel ruolo del capo dei Molly Maguires lo sovrasta pur mantenendosi in secondo piano. Il carisma è un oggetto misterioso. Che sia James Bond o uno dei tanti personaggi che ha interpretato, la semplice comparsa di Sean Connery invade immediatamente lo schermo e tutto il resto diventa contorno.
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