Regia di Steven Lisberger vedi scheda film
Gran prodotto di genere, sorprendente a guardare l'anno di uscita. Gli scenari cibernetici sono spettacolari e secondo me reggono abbastanza bene nonostante i quasi trent'anni del film, la trama è un tantino contorta, soprattutto nella fase iniziale, ma globalmente comprensibile e la forza del film sta nel fatto che si sviluppa all'interno di un software. I circuiti macchina, le interconnessioni elettriche, danno vita ad un mondo parallelo fatto di esseri pensanti che si interrogano sulla "reale" (ma in fondo, cosa è reale, esattamente?) esistenza dei loro creatori, i cosiddetti "creativi", ovvero quelli che sviluppano i software. Il protagonista, un creativo cui è stato rubato il lavoro che intende vendicarsi, viene smaterializzato e ridigitalizzato all'interno di questo mondo dall'unità centrale dello stesso (che è un genio del male in pantaloni e microchip) che vuole sfidarlo ed annientarlo sul suo stesso campo. Un film che ha parecchi punti deboli, è innegabile, e suona ingenuo allo spettatore moderno ma si lascia comunque guardare e va lodato per il forte impatto innovativo che ebbe all'epoca. Voto 7,5.
Qui non ha modo di esprimere al meglio le sue qualità recitative ma si difende bene comunque.
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