Regia di John Huston vedi scheda film
Ho guardato questo film perché nelle prime scene c'è una sequenza che fu a suo tempo ridoppiata in livornese, con accenti ovviamente scurrili, dal Nido del Cuculo di Paolino Ruffini, ma, pur non essendo uno dei lavori migliori di Huston, non è affatto un film da trascurare. La trama scorre via veloce, accennando en passant a diverse tematiche, come quella dei criminali esiliati anziché messi in carcere (e nella versione italiana, l'italoamericano Johnny Rocco, diventa un più anglofilo Rocky), come accadde, solo per fare un esempio, a Lucky Luciano, quello delle minoranze etniche sottomesse (qui i discendenti dei nativi Seminole), e quello delle reazioni umane di fronte agli eventi naturali (sull'albergo dei Temple si abbatte un pauroso uragano). Ovviamente parte della riuscita del film è da attribuire agli attori, a cominciare proprio da Humphrey Bogart, che altrove, "Casablanca" compresa, mi era sembrato poco incisivo. Robinson è sempre bravo, anche se qui ha qualche accenno di gigionismo, e regge bene i primi piani, anche di nuca, che originalmente gli impone il regista. Lauren Bacall è bellissima, ma sono rimarchevoli le prove di tutti i comprimari - una delle componenti fondamentali, oltre ai grandi capitali a disposizione, che hanno imposto il cinema americano nel mondo - come Lionel Barrymore, confinato su una carrozzella, Claire Trevor (vincitrice di un Oscar e stranamente ben doppiata in italiano), nella parte di una cantante alcolizzata, e Thomas Gomez, nelle vesti del tirapiedi del boss.
Un reduce della seconda guerra mondiale si reca nella più grande delle Isole Keys, la Key Largo del titolo originale, al largo della Florida, per fare visita al vecchio padre e alla giovane vedova di un suo commilitone morto sul fronte di Cassino. I due gestiscono un albergo, dove sono ormai da tempo ostaggi di un gangster italoamericano, bandito dagli Stati Uniti, dove sta tentando di rientrare clandestinamente. Dovrà dimostrare di non essere un vigliacco.
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