Regia di David Fincher vedi scheda film
Dopo qualche problema di natura imprecisata, la navicella di salvataggio dove Ripley (Sigourney Weaver) è immersa nel sonno più profondo, atterra su un pianeta sconosciuto dove vi è una colonia penale abitata da carcerati. Tutti i membri dell’equipaggio - i sopravvissuti al terribile precedente scontro con gli alieni - muoiono nello schianto, tranne lei. Mentre i carcerati accolgono con molta riluttanza la nuova venuta, Ripley scopre che il mostro alieno è di nuovo presente e - ancora peggio - di portarne uno dentro di sé.
Nel mettersi a girare Alien 3, un David Fincher al suo esordio dietro la macchina da presa aveva davanti a sé una sfida ardua ma stimolante: dare degno seguito e conclusione ai due episodi precedenti - ovvero Alien e Aliens - due capolavori del genere fantascientifico, diretti rispettivamente da Ridley Scott e James Cameron. Sebbene Alien 3 non venga generalmente considerato all’altezza degli antecedenti, a parer mio Fincher ha vinto la sfida: il suo Alien rimane un film appassionante che ci tiene con il fiato sospeso. Il regista non si limita a fare un’operazione di mestiere ma ci mette del suo, riuscendo a creare una vicenda autonoma in cui tensione e pathos sono alti dall’inizio alla fine. Soprattutto, riesce a mantenere intatta la valenza simbolica dell’alieno, che non è solo un mostro brutale, ma anche simbolo dell’avidità umana, infatti agognato dai cinici giù a Terra; e in generale di mali oscuri e primordiali: Ripley viene contagiata dall’alieno che, dentro di lei, ha tutto l’aspetto di un tumore maligno pronto ad ucciderla. Una più che degna conclusione della saga questa di Fincher: tutto quello che verrà dopo non è che pallida imitazione.
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