Regia di David Fincher vedi scheda film
Stanchezzaaaa, portami viaaa...
Rispetto ai precedenti, Alien3 si può considerare un film minimalista: lanciata l’idea nel primo lavoro della saga e portata alle estreme conseguenze barocche nel secondo, per continuare a fare soldi non restava che tentare la strada essenzialista (prima della farsa finale del quarto). Il problema è che il tentativo non è abbastanza coraggioso, così anziché trovarci una Ripley che fronteggia le onde dell’inconscio con il supporto morale di galeotti-filosofi, la prima cosa che balza agli occhi è quanto l’ex tenente della Compagnia porti sfiga: anche la piccola Newt e il caporale Hicks sono morti nell’ipersonno e – non si sa davvero come – l’ennesimo derelitto alien ha trovato posto nella navicella, tanto da pensare bene di ingravidare la stessa Weaver, di suo piuttosto invecchiata e rapata a zero (pidocchi spaziali di Fiorina 161).
Tutto è sottotono, a indicare una stanchezza generalizzata: della protagonista, dei comprimari, delle idee. Oramai Ripley è una Cassandra invulnerabile (protetta dal “marito” alieno): chi le sta a fianco muore di morte violenta, così come chi le si mette contro. L’unico autentico nemico rimasto è la stessa Compagnia, tenace quanto l’edera nel volersi assicurare a tutti i costi un baby-alien per ragioni militari [gli incauti non sanno che gli alien sono stati creati dai predator, ma questo farà parte di un equilibrismo creativo futuro].
Spente le luci (la pellicola vira al marroncino), esaurite le bombe e scaricati i cannoni laser, si torna all’ambientazione claustrofobica del film capostipite, con l’impari lotta tutti contro uno (impari per i tutti). Solo che lo spettatore proprio non può esimersi dal fare confronti coi capitoli precedenti, in cui si è già detto il dicibile e sperimentato lo sperimentabile, e il piatto piange. Troverà mai pace la nostra affranta eroina, colei che più di tutti vorrebbe essere a debita distanza dalle creature che la tormentano da più di 60 anni, e che invece per beffardo scherzo del destino non fa altro che trovarsi davanti? Ci riuscirà con l’estremo sacrificio, ma per poco: per riprecipitarla nei suoi tormenti basterebbe una clonazione, ed è quanto accadrà nella prossima puntata.
Di Alien3 si sentiva il bisogno quanto di un piattone di riso al burro dopo il dessert, al cenone di Natale.
addendum: mi rammarica oltremodo aver visto tirare dentro al film Pete Postlethwaite, l'indimenticabile avvocato Kobayashi de I soliti sospetti.
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