Regia di John Frankenheimer vedi scheda film
Fu il primo best-seller di Thomas Harris, anche a trovare la via del cinema: ispirato ai tremendi fatti delle Olimpiadi del 1972, con l'assassinio degli atleti israeliani da parte di un commando palestinese, "Black Sunday" ci mise poco a vendere i diritti per lo sfruttamento cinematografico. L'agente del Mossad Robert Shaw è a caccia di un gruppo di terroristi che, egli sospetta, sta progettando un grosso attentato negli Stati Uniti: nonostante un'incursione in cui decima, assieme a dei commilitoni, la squadra di attentatori, lascia in vita l'unica donna del gruppo, la quale è proprio la connessione con il complice americano, che può dare via libera al sanguinario intento. Affidata ad un professionista di lungo corso come John Frankenheimer, la versione cinematografica del romanzo di Harris "gira" l'iter della storia, mostrando solo in seconda battuta chi sia, in effetti, l'americano che porterà in fondo l'operazione che vede un dirigibile della Goodyear esplodere sullo stadio che ospita il Super Bowl, mentre, nel libro, è mostrato fin dall'inizio, ed è lui a cercare di contattare la terrorista. Benchè qualche recensore lo abbia definito un thriller di destra, all'epoca della sua uscita, non pare un film molto legato ad una matrice ideologica: il regista di "Va' e uccidi" confeziona un intrattenimento per grandi platee, che, magari, parte con calma, ma giunge ad un finale tirato quanto serve per avvincere; Robert Shaw, grande interprete scomparso troppo presto, è l'eroe d'azione che scavalca regole e limiti per arrivare a sventare la minaccia, Marthe Keller, assai in voga all'epoca, dà riflessi di incertezza a un personaggio negativo, dipinto perlomeno senza manicheismo, ma il più bravo in scena è Bruce Dern che interpreta un carattere nevrotico, infantile e represso con sciolta padronanza della recitazione.
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