Regia di John Frankenheimer vedi scheda film
Ulteriore opera, inquietantemente profetica, del suo veterano regista. Frankenheimer era tra i pochi in grado di saper tramutare un soggetto evasivo in un vero e proprio esemplare di cinema d'autore. Shaw era sulla cresta dell'onda grazie al successo de LO SQUALO, la Keller era affascinante quanto bastava (anche di più) e Dern era - come al solito - ineccepibile nel ruolo dello psicotico vendicativo. La storia si aggancia - politicamente - agli attentati alle Olimpiadi di Berlino del '72. Nonostante un paio di hole-plot (accreditabili all'autore del soggetto, Thomas Harris, spesso artefice di spunti fortunati ma riconosciuto dagli specialisti come un mediocre romanziere), la vicenda vive un magistrale crescendo emotivo, che culmina in un ultraspettacolare finale del quale la sua realizzazione, ancora oggi, appare incredibile: non mi meraviglierei nello scoprire che, dopo l'uscita del film, non abbiano più permesso ad un dirigibile Goodyear di sorvolare sull'arena del superbowl. Ne avrebbe da insegnare agli action-movie seguiti nei decenni successivi!
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