Regia di Eric Red vedi scheda film
"Le Strade Della Paura" rappresenta il classico esempio di film che merita di essere riscoperto; all'epoca della sua uscita - come capita purtroppo per molti buoni lavori - non ebbe un'adeguata visibilità e rimase un lavoro tendenzialmente poco conosciuto e ricordato. E' un peccato, perchè si tratta di un thriller secco ed essenziale che ha molte sfrecce al suo arco: innanzitutto la sceneggiatura riesce a mantenere viva la tensione durante tutta la vicenda, che parte con l'omicidio mafioso di una famiglia il cui padre era in procinto di testimoniare; l'unico soppravissuto è il figlio della coppia, Travis, di nove anni, che viene rapito dai due killer per essere interrogato dai padrini di Houston. La famiglia Knight viene tenuta sotto protezione dall'FBI in una casetta isolata in campagna, ma è chiaro fin dal principio che la situazione inesorabilmente precipiterà; da questo punto di vista è efficace l'entrata in scena dei due killer, che non si vedono ma di cui si percepiscono i rumori mentre scendono dall'auto, mentre in sottofondo si sentono le preghiere recitate dalle vittime mentre sono sedute a tavola. Una volta rapito il bambino, l'intera azione si sposta all'interno dell'abitacolo dell'auto dei due killer, in viaggio, di notte, alla volta di Houston: sarà una notte lunghissima. Fin dalle prime battute si capisce che tra i due uomini - che si chiamano Coen e Tate - non corre buon sangue e la loro convivenza, durante il viaggio, sarà ben difficile: Coen (Roy Scheider) è un assassino professionista "della vecchia scuola", efficiente e silenzioso (costretto a portare, però, l'apparecchio per l'udito), che accusa Tate (Adam Baldwin) di essere un sanguinario, un sadico che si diverte a sparare alla gente. E' vero: se Coen è pericoloso per la sua freddezza e determinazione, tanto Tate appare forse ancora più pericoloso, perchè ha con sè forti elementi di squilibrio e di violenza (ne è un esempio la sue sinistra soddisfazione nell'investire con l'auto gli animali incontrati lungo il percorso). Alle prime difficoltà Tate vuole eliminare subito il bambino, mentre Coen vuole completare la sua missione portandolo fino a destinazione. Anche l'abbigliamento tradisce la natura dei due sicari: Coen è vestito in giacca, cravatta ed impermeabile, pronto ad usare la sua pistola in caso di necessità, mentre Tate è vestito come un punk, con giubbotto di pelle ed occhiali da sole (quando li indossa, anche di notte, è sintomo che è in procinto ad entrare in azione), impaziente di usare il fucile a pompa di cui è armato. Il braccio di ferro tra i due uomini conoscerà un'escalation lungo tutta la notte, per poi concludersi, all'ultimo sangue, all'alba all'interno di un campo petrolifero. Roy Scheider e Adam Baldwin sono bravissimi nei rispettivi ruoli, molto credibili: Scheider/Coen, nonostante l'ampia discutibilità del personaggio, lascia trasparire, di fondo, un minimo di umanità (le reticenze ad uccidere il bambino, i soldi ed il fermasoldi inviati per posta alla moglie quando comprende che la faccenda finirà male); Balwin/Tate, invece, mette in scena un'autentica scheggia impazzita, uno psicopatico privo di scrupoli ma anche di nervi saldi, pronto ad "esplodere" ed ad uccidere che gli sta attorno. Una nota di merito va anche ad Harley Cross, che interpreta il ragazzino rapito, Travis. Grazie all'efficace sceneggiatura non viene messo in scena il classico bambino spaurito, ma Travis dimostra fin da subito un grande intelligenza e determinazione nel non perdersi d'animo, anzi, cerca di mettere i due sicari l'uno contro l'altro quando capisce i loro contrasti. Si rivolge al personaggio di Roy Scheider chiamandolo "signor Coen" sapendo che sarà proprio quest'ultimo a proteggerlo dalla furia omicidia del sua "collega" Tate; "Sei un piccolo bastardo" sibila Scheider a Travis verso la fine del film, quando capisce che il bambino lo ha "incastrato" in una situazione senza via d'uscita. Eric Red gira senza troppi fronzoli in maniera diretta ed efficace, disegna la notte durante la quale il film è ambientato come un'autentica odissea che non può non finire male; va detto che Red, nel corso degli anni, ha dimostrato di essere tagliato come sceneggiatore di questo genere di film, essendo anche "il padre" di altri due cult di quegli anni: "The Hitcher" e "Blue Steel". Colonna sonora minimalista ed altrettanto efficace di Bill Conti ("Rocky", "Uomini Veri"). Insomma, ribadisco come "Coen & Tate" sia un film che merita una riscoperta, anche perchè colpevolmete caduto nell'oblio e di difficile reperimento, non esistendo una versione home video ed essendo altrettanto rarissimo nei passaggi televisivi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta