Regia di Marcel Carné vedi scheda film
Il film comincia con Jean Gabin che diserta: non c’è da stupirsi che venisse accusato di favorire il disfattismo (come se la Francia nel 1938 non si fosse già mentalmente arresa a Hitler). Comunque la vicenda è immersa in un clima ben poco realistico, senza troppi richiami alla contemporaneità, e anche il gesto del protagonista ha un valore più che altro emblematico (se non addirittura mitico, come suggerisce il Mereghetti): volta le spalle alla vecchia Europa e cerca di raggiungere una sua personale America, nel brumoso porto di Le Havre. Qui naturalmente le cose si complicano, entrano in scena una ragazza (la fulgida Michèle Morgan) e il suo laido tutore (Michel Simon), si gioca una partita con l’amore e con la morte. A rimanere impresse sono soprattutto le atmosfere, ma va apprezzato anche il senso di tragica fatalità che incombe sui destini dei personaggi.
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