Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Un poliziotto sotto inchiesta si reca in Giappone con un collega per scortare un pericoloso criminale e si ritrova a fare i conti con una realtà in grado di mutare la sua morale. Scott ricicla l'atmosfera buia e piovosa di Blade Runner facendo fare al film un bel salto in termini di fascino e potenza visiva, le scene d'azione funzionano e tutto sommato, pur necessitando di una bella dose di sospensione dell'incredulità, la vicenda riesce ad essere anche interessante: i due poliziotti in terra straniera vengono ripetutamente gabbati (prima dai criminali e poi dalle forze dell'ordine locali) e quella che doveva essere quasi una vacanza si trasforma in una ricerca di vendetta destinata a terminare con un massacro (anche se alla fine il senso di giustizia avrà la meglio sul protagonista). I personaggi sono la sagra del luogo comune (lo sbirro cazzuto, l'aiutante italoamericano che canta Ray Charles ammiccando alla Frank Sinatra, l'anziano boss yakuza temibile ma saggio, il villain psicopatico) ma d'altra parte è anche il contesto a richiederlo e Michael Douglas come protagonista funziona. Il vero problema è la durata eccessiva: questo è il classico film da novanta minuti allungato per un'altra mezz'ora abbondante di sequenze trascurabili (tutte le scene col personaggio di Kate Capshaw potevano essere evitate così come i continui tira e molla con Takakura, ma proprio una generale asciugata avrebbe giovato al prodotto). Poi chiaramente se penso che quell'anno uscì anche Violent Cop e mi metto a fare paragoni il castello crolla, ma con questo film mi sento ancora di vedere il bicchiere mezzo pieno.
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