Regia di Ridley Scott vedi scheda film
La pioggia sporca del titolo è quella radioattiva. Quella che cadde in Giappone dopo che gli americani sganciarono le loro bombe atomiche. Metaforicamente sono i valori americani che caddero ancora più pesanti delle bombe su un ‘ intera cultura, distruggendo tradizioni millenarie e portando il culto dei soldi là dove ancora si credeva nell’ onore e nel rispetto delle antiche leggi.
Detto questo la storia narrata nel film si appoggia a diversi stereotipi propri di un certo tipo di cinema.
Michael Douglas è un poliziotto cazzuto e senza peli sulla lingua. Situazione familiare abbastanza comune in America, separato e figli da andare a trovare. La sua moralità è stata messa in discussione da un piccolo furto che ha fatto. La cresta su alcuni soldi confiscati ad uno spacciatore di droga. Ma i soldi servivano per andare avanti. Sono una via di mezzo in un mondo che ha perso le sue coordinate.
Andy Garcia è simbolo dei giovani anni ottanta. Rampanti, devoti al successo, belli e vestiti bene. Ma dentro di se continua ad avere una sua umanità, un suo lato positivo. Rispetto a Michael sembra avere più fiducia nella vita.
Arrivati in Giappone i due si lasciano scappare il detenuto che accompagnavano e si mettono quindi alla sua ricerca.
Entrano, quindi, in contatto con una nuova cultura e con tutti i problemi che questa situazione può implicare. Nel film la contaminazione tra americani e giapponesi è quella classica. Prima diffidenti, poi finalmente capaci di comprendere gli uni le ragioni (e gli usi e costumi) degli altri. Quindi se Michael alla fine riprenderà il suo onore e la sua forza morale, il detective giapponese si accorgerà dell’ estrema rigidità del suo sistema di valori e scoprirà, forse, un nuovo modo di affrontare le cose.
Purtroppo rimangono perennemente irrisolti approcci diversi a questo tipo di incontri. Si cerca sempre di mettere in luce gli aspetti stranoti delle due culture per poi tirarne le somme e vedere quali siano gli aspetti negativi e quali quelli positivi. Ma una storia che scavi più affondo, che stupisca, che mischi le carte purtroppo non si riesce a vedere.
Ridely Scott saccheggia molto dal suo immaginario personale. Molte ambientazioni sono pare a quelle di Blade Runner e anche alcune evoluzioni della storia.
Michael Douglas lo trovo pieno di un fascino ormai fuori moda e anche molto (forse involontariamente) ironico. Questi uomini consapevoli di sè ma in balia di una vita difficile e molto bastarda hanno un loro valore cinematografico. Sono personaggi quasi eroici però pregni di valori americani. Pregni di quella libertà e di quell’ individualismo che una volta erano i veri valori dell’ America.
La pioggia sporca, purtroppo, continua ancora a cadere sul nostro mondo. Quella metaforica, intendo. E sta sporcando le nostre vite e le nostre anime più che mai. Sarebbe finalmente ora di iniziare ad aprire gli ombrelli e di metterci al riparo.
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