Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Voto 10/10 E' un film difficile, costruito su tempi estremamente dilatati, ma resta comunque tra le opere più interessanti e riuscite di Wenders, anzi mi arrischio a definirlo il suo vero capolavoro. Un apologo sulla solitudine maschile e la solidarietà virile, la morte del cinema in sala e i precari rapporti fra le due Germanie, oltre che sulla colonizzazione intellettuale dell'Europa da parte dell'America. Nonostante la lunga durata di quasi tre ore, non pecca di intellettualismo, a tratti è toccante e sa catturare l'attenzione dello spettatore, anche grazie all'indubbia bellezza figurativa della fotografia di Robby Muller e all'ottima colonna sonora degli Improved Sound Limited di gusto pop-rock, fondamentale nello scandire le tappe del viaggio e la fascinazione della cultura americana sulla generazione a cui appartiene anche Wenders. Il road-movie nella sua forma più pura e, al tempo stesso, con inedite ambizioni filosofiche: memorabile, fra le altre, la sequenza in cui i due protagonisti improvvisano una sorta di comica chapliniana davanti a una platea di bambini in un cinema. Buona la prestazione dei due protagonisti, recitano in maniera sobria e mai forzata, con Rudiger Vogler che si conferma icona wendersiana imprescindibile e Hanns Zischler nel miglior ruolo della carriera. Naturalmente il film si presta a tutta una serie di richiami simbolici (alla fine Zischler scambia la sua valigia con il quaderno di un bambino) che però non risultano artificiosi come in opere successive del regista.
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