Regia di David Lynch vedi scheda film
Necessaria appendice di Twin Peaks, ci permette di vedere Laura Palmer finalmente in carne ed ossa.
Diciamocelo, eravamo tutti rimasti un po' delusi e spaesati dalla svolta soap-operistica e paranormale intrapresa da Twin Peaks nella seconda metà della seconda stagione. Tutte le linee narrative, dopo la rivelazione forzata dell'assassino di Laura Palmer, erano parse un artificio farlocco e malriuscito per restituire nerbo a una serie ormai privata della sua primaria fonte di interesse. Lynch e Frost peraltro si erano dissociati da tale scelta e avevano abbandonato la serie per dedicarsi ad altri progetti: di fatto, la vera Twin Peaks, com'era giusto che fosse, si era chiusa con il tramonto di quel mistero immaginifico e spettrale che erano le circostanze della morte di Laura Palmer. Sì, era Laura la vera diva dello show di Lynch. E ciononostante, di lei, cosa avevamo in mano fino all'uscita di questa pellicola del '92? La sua sorridente foto, il suo diario, i suoi oggetti, testimonianze sussurrate, frammenti onirici, ma nulla di concreto a parte un cadavere avvolto in un telo di plastica. Fire Walk with Me ha l'innegabile merito di riportare Twin Peaks sul luogo del delitto, là dove tutto era cominciato, e di imprimere un soffio di vita a colei che è stata l'icona di inizio anni 90, una domanda ed un sogno per una generazione di americani.
Lynch conferisce dignità di forma e colore all'incubo degli ultimi giorni di vita di Laura, amplificando a dismisura ciò che già ci illudevamo di sapere. In una climax irresistibile il sentore di morte si fa presenza insopportabile e schiacciante. Presagi e demoniache visioni accompagnano Laura sul ciglio dell'abisso. I suoi comportamenti si fanno sfuggenti, contradditori, volatili: Laura è facile al riso come alla disperazione, alla dimostrazione di affetto come all'indifferenza, con innaturale nonchalance attira chi la circonda nel suo pozzo senza fine e nel contempo cerca in tutti i modi di tenerlo lontano. Laura è conscia della sua irrisolvibile maledizione e ha spasmi di pietà verso chi non merita altrettanto destino.
Poi, certo, alla funzione puramente ludica ed edonistica (almeno, per chiunque abbia idolatrato Twin Peaks) del racconto compiuto e definitivo della fine di Laura, si affianca una funzione, se vogliamo, di servizio. Lo spiegone, insomma. Lynch ne approfitta per approfondire la mitologia delle logge e si apre una strada per una eventuale terza stagione che è poi, infine, arrivata. E' piacevole pensare che queste logge non siano altro che costrutti metaforici dell'angelo e del demone che risiedono in ognuno di noi. E che il male di vivere (rappresentato dalla famigerata garmombonzia) sia il nutrimento malato e mostruoso di cui tali parassiti hanno bisogno per tirare a campare, fino a consumare inesorabilmente chi ha la ventura di fare loro da organismo ospite.
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