Regia di David Lynch vedi scheda film
Il sogno è una porta aperta sull'ignoto, che è una personale e misteriosa fetta del reale. Ci sono infatti tante invisibili propaggini del mondo che proseguono all'interno della mente. E' proprio lì, dietro le quinte, che gli avvenimenti pervengono ad una giustificazione: i capi sciolti delle storie si ricongiungono, anche se ciò avviene con complessi intrecci e nodi ingarbugliati. Si creano molteplici legami, che tuttavia non descrivono percorsi logici, bensì soltanto oscure filiazioni di idee e crocevia di coincidenze. Il filo conduttore c'è, ed unisce, però non spiega. In questo film il fuoco è lo spirito contagioso che accende il viaggio avventuroso nei recessi dell'anima, laddove, insieme con i vincoli della coerenza, si perdono anche i limiti della morale. Lì è il regno dei nostri perché privati e profondi, ed inconfessabili perfino a noi stessi. La mano di David Lynch è magistrale nel mantenere una perfetta ambiguità tra verità oggettiva e soggettiva, alternando momenti di abbandono al normale corso degli eventi a repentini incisi allucinatori. Questa oscillazione tra gli opposti si traduce, per la protagonista Laura, in un dilemma lacerante: tanto impellente è il bisogno di ritornare alla familiarità della vita quotidiana, quanto imperioso è il richiamo verso l'abisso della perdizione. In "Twin Peaks" David Lynch introduce, con i temi del teatro come ambiente onirico, della doppiezza e dell'incomunicabilità, i capisaldi del suo stile narrativo, che qui vengono applicati per descrivere il vero incubo dell'età adolescenziale, ossia l'incombere del potere degli adulti, che è portatore di un'irrevocabile condanna alla perdita dell'innocenza.
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