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L'impero del sole

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su L'impero del sole

di maso
10 stelle

Tratto dalla novella autobiografica di J.G. Ballard "L'impero del sole" narra la storia di Jim Graham, un ragazzino di appena dieci anni che vive un'esistenza privilegiata con la madre e il padre diplomatico inglese di stanza a Shangai durante la seconda guerra mondiale.

La vita di Jim è sconvolta dall'occupazione giapponese dell'otto dicembre 1941, durante le sommosse viene separato dai genitori e da quel momento inizia per lui una battaglia giornaliera per la sopravvivenza che durerà quattro lunghissimi anni.

Spielberg si traveste da David Lean e firma forse il suo film più personale e appassionante servito da una regia estremamente efficace e fantasiosa: le numerose scene di massa sono risolte con una fluidità e una classe che solo i grandi registi possiedono spesso ricorrendo a piani sequenza calibrati e fulminei che permettono allo spettatore di seguire il racconto con gli stessi occhi del protagonista, un Christian Bale agli esordi ma già grande attore.

La storia è appassionante e coinvolgente e le scene memorabili sono tantissime a cominciare da quella in cui Jim trova un caccia precipitato e si mette alla guida simulando un'azione di volo, da notare come nel corso del racconto la passione di Jim per gli aeroplani rimane immutata anche se quello che è per i suoi occhi un giocattolo si rivelerà poi uno strumento di morte, un aspetto caratteriale del protagonista che viene indubbiamente dalla personalità del regista.

Il lungo calvario nel campo di concentramento dove emerge ancora più forte la voglia di sopravvivere di un bambino che spesso è costretto a rifugiarsi nel gioco per sfuggire ad una situazione drammatica molto più grande di lui: in pochi altri film ho riscontrato una descrizione così efficace del cosa possa significare la mancanza di cibo per un essere umano e la condizione di denutrizione comincia per Jim fin da quando rimane solo nella sua casa immensa e raschia i fondi dei barattoli, prosegue anche dopo essersi aggregato a Baisie ed esplode pesantemente in tutto il tratto della prigionia avendo il suo culmine nella durissima sequenza in cui separa i vermi dal riso ed annota il numero di quelli trovati su una lavagna.

Superbo tutto il cast di contorno tra cui spicca un grande John Malkovich nel ruolo del cinico Baisie che insegna a Jim come sopravvivere alle piccole umiliazioni giornaliere che la guerra gli impone ed un sempre ottimo Nigel Havers nel ruolo del dottor Rawlins.

La mezz'ora finale è in grande crescendo con quello stadio pieno di profughi e ricchezze sottratte ai coloni inglesi ripreso da Spielberg in maniera quasi surreale tanto da far sembrare la sequenza come se fosse sognata dagli spettatori fino al brusco risveglio del bagliore lontano e fortissimo che è stata l'atomica, una fotografia scattata da dio è la definizione che ne da Jim nella battuta più bella dell'intero film che preannuncia l'arrivo degli americani che fanno piovere la manna dal cielo tanto attesa da tutti.

Il commovente finale è poi una doverosa vetrina per il talento mostrato nell'intera pellicola da Christian Bale, piccolo grande protagonista di un film meraviglioso che nella filmografia di Spielberg meriterebbe molta più considerazione di altre opere mainstream da lui realizzate.

 

 

 

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