Regia di Giorgio Pàstina vedi scheda film
Gino Cervi 'scippa' il ruolo tipico di Fernandel con una buona verve. Il film tuttavia rimane simpatico, senza raggiungere la brillantezza dei coevi film di Don Camillo e Peppone.
Un film abbastanza divertente anche se in qualche modo prevedibile.
Interessante vedere come in quest'occasione Gino Cervi rubi la parte a Fernandel nel ruolo di in-tonacato. Ed in effetti il film si sviluppa sulla falsa riga del ben più spumeggiante Don Camillo. Stranamente anche le tematiche sono simili così come il periodo in cui i film vengono realizzati.
Gino Cervi ben rappresenta la figura brillante del Cardinale Lambertini, figura piuttosto irriverente nei confronti dei dominatori spagnoli, che tuttavia sono il Italia proprio perché chiamati dal Papa, in difesa della chiesa.
Ma d’altra parte in Italia non c’è praticamente mai stato un governo indipendente dall’estero, nemmeno adesso. E con l’esplosione del debito pubblico a causa di una gestione ingiudicabile della pandemia COVID, ormai saremo governati in eterno dal resto dei grandi di Europa, per gestire il nostro ‘tesoretto’. D’altra parte, se un Paese funziona e non ha debito pubblico non può essere controllato da chi i soldi li dà per la salvezza. In questo modo nessun governo diverso da uno filoeuropeo (livello credere ed obbedire), potrà mai sopravvivere, anche fosse eletto.
Ma tornando al film, nonostante la simpatia di Gino Cervi e di alcuni gregari, non decolla. Simpatia, ma non andiamo oltre. Ben girato, splendide le scenografie, così come lo spettacolare Castello di Pianoro da cui sono stato letteralmente folgorato. In realtà si tratta della Rocca di Ceri (Roma). Spettacolare. Spero un giorno di vederla di persona. Se continua così, sarà in un’altra vita, non una delle mie. Una sola è già di troppo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta