Regia di Giorgio Pàstina vedi scheda film
Nella Bologna del diciottesimo secolo, assediata dagli spagnoli, il cardinale Lambertini si batte per celebrare il matrimonio fra due giovani di differente estrazione sociale: la figlia di una nobildonna e il figlio di un cameriere.
Remake dell'omonimo film diretto nel 1934 da Parsifal Bassi, tratto dalla commedia firmata da Alfredo Testoni, Il cardinale Lambertini è la terzultima prova registica di Giorgio Pàstina, che chiuderà prematuramente la sua carriera con due melodrammi/filmetti popolari (Una sera di maggio e Cantami buongiorno tristezza), l'anno seguente. Anche questa pellicola è indubbiamente un prodotto destinato all'intrattenimento per un vasto pubblico, ma va riconosciuta la buona fattura della confezione e il lavoro di scrittura nell'intreccio e nella definizione dei personaggi. Alla sceneggiatura hanno messo mano Oreste Biancoli (già impiegato da Bassi per il suo film, vent'anni prima), Edoardo Anton e il regista; se il personaggio centrale funziona a meraviglia è d'altronde merito in gran parte anche del suo interprete, un Gino Cervi raramente così in parte: bolognese di origine, veste i panni di un simpatico cardinale felsineo fino al midollo. Nel cast a ogni modo abbondano i nomi rilevanti: ci sono infatti anche Nadia Gray, Arnoldo Foà, Virna Lisi, Carlo Romano, Gianni Agus, Tino Buazzelli, Paolo Carlini e, in un ruolo laterale, Sergio Tofano, attore e fumettista noto come il padre del Signor Bonaventura. Il buon risultato complessivo spingerà la Rai a realizzare una nuova versione della commedia, in forma di sceneggiato televisivo, neppure dopo un decennio (1963), con la regia di Silverio Blasi; il protagonista sarà di nuovo Cervi. 4/10.
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