Regia di Giorgio Pàstina vedi scheda film
Tratto dalla celebre commedia di Alfredo Testoni, un film arguto, brillante, spesso velenoso e sarcastico. Prima parte irresistibile tra dialoghi taglienti, sapida ironia, personaggi ben delineati, situazioni irresistibili (su tutte la sequenza in cui il Cardinale e la Contessa cercano di conquistare favori e soprattutto voti a sostegno della loro causa nell'elezione del gonfaloniere di Bologna). Seconda parte, invece, incentrata soprattutto sulle trame per far convolare a giuste nozze i due giovani Carlo e Maria, ingenui ed innamorati, sottraendoli così all'ira spagnola, più convenzionale, infantile e meccanica, anche perché il personaggio del Cardinale viene messo un po’ da parte. Il cast però è di quelli da leccarsi i baffi. Accanto ad un formidabile Gino Cervi, un Cardinale Lambertini sornione, scherzoso, profondamente umano (si veda l'episodio in cui veglia la madre morente del giovane sacerdote) ma determinato e soprattutto ben consapevole che "questo vestito rosso non aumenta i miei meriti davanti al Signore" si segnalano Arnoldo Foà (il severo duca di Montimar, non comunque insensibile al fascino femminile), Tino Guazzelli (il fidato Conte Davia, "non uno stinco di santo, ma tuttavia nemmeno un corrotto" a detta del Cardinale), Nadia Grey (la conturbante, seduttiva, ambiziosa e manipolatrice contessa Isabella, secondo il Cardinale una "come la Repubblica Veneta: perde le guerre ma si salva con la diplomazia"), Carlo Romano (l'inetto Conte Goffredo di Roccasibalda, perennemente succube della moglie Isabella - la sequenza in cui, al solito confuso e titubante, presiedendo il senato bolognese i cui membri sono divisi tra lo schierarsi con gli invasori spagnoli oppure stare con il ribelle ma bolognese conte Davia, decide di aspettare a deliberare per qualche giorno assistendo allo svilupparsi degli eventi per poi salire sul carro del vincitore, è un autentico pezzo di bravura), Sergio Tofano (il paziente e sempre vigile canonico, i cui confronti con il cardinale sono tutti da gustare) e una giovanissima Virna Lisi. I dialoghi tra il Cardinale e il Conte Davia sono fulminanti. Quando il prelato cerca di convincere il conte ad assumere il ruolo di Gonfaloniere di Bologna perché "ci vuole un uomo con...beh insomma avete capito!", Davia gli fa presente: "Ma io sono ateo!" "Beh chi rinnega Dio lo ammette!" replica onesto il cardinale. "Sono un mangia preti!" insiste Davia. "Benissimo: così avrete anche uno stomaco di ferro!" conclude Lambertini. Quando poi il conte, nel mostrare al Cardinale tutte le trappole preparate con i suoi uomini per fare la festa agli spagnoli, compiaciuto afferma: "Ammazzarli sarà un gioco da bambini." al Cardinale non resta che dire: "Si vede che per i giochi da bambini ho idee arretrate!" Scritto dal regista Giorgio Pastina con Edoardo Anton ("Totò, Peppino e la malafemmina", "Totò, Peppino e i fuorilegge", "Il segno di Venere" i suoi titoli più celebri) e Oreste Biancoli ("Il bandito", "Ladri di biciclette", "Don Camillo"). Musiche di Carlo Rustichelli, fotografia di Rodolfo Lombardi, scenografia di Peppino Piccolo. Nel 1934 c'era già stata una riduzione cinematografica della commedia di Testoni nell'omonimo film firmato da Parsifal Bassi con Ermete Zacconi nel ruolo principale. Per la cronaca il Cardinale Prospero Lambertini verrà eletto papa con il nome Benedetto XIV il 17 agosto 1740 dopo un lungo conclave. Leggenda narra che, prima di partire per Roma, con il suo consueto umorismo affermò: "Se volete un santo eleggete Gotti, se volete un politico eleggete Aldobrandini e se volete un asino eleggete me." La battuta più spassosa ed attuale del film invece recita: "Ho troppa voglia di andare in Paradiso e in questo sono dell'avviso di Pio V che diceva: finché fui prete ebbi gran speranza d'andarvi, da cardinale ne dubitai, ne disperai da papa!" Illuminante infine un dialogo tra l'incompetente conte di Roccasibalda e la navigata moglie, già politicante di razza. L'uomo infatti, sempre agitato e in apprensione afferma: "I proprietari dei mulini protestano per la tassa, dicono che è troppo alta!" Quasi serafica ma incisiva la risposta della moglie: "Abbassala e aumenta il prezzo del grano!" Un film ancora oggi godibilissimo.
Voto: 7+
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Non ho capito, Stefano, se ce l'abbiano con te o col Cardinale Lambertini! Ho rivisto due sere fa questo bel film (dopo aver tentato inutilmente di trovare in rete quello con Ermete Zacconi del '34) e ho notato che la recensione più votata risulta quella di un coutente che la considera "sufficiente". È un errore, giacchè non ha ricevuto alcuna utilità mentre la tua è a quota 2 (alla pari con quella "negativa" di mm40) e ora - con questo mio commento - secondo regola passerebbe in testa. Ci terrei, perchè il lettore spesso si limita a leggere la recensione più votata e la tua è molto apprezzabile *. Così come il film, anche secondo me. Aggiungo - con riferimento a considerazioni altrui - che le frasi non consuete per un'autorità ecclesiastica fatte pronunciare dal cardinale possono apparire "anticlericali" solo superficialmente e che il dialetto bolognese di Gino Cervi - te lo dice un conterraneo dispiaciuto che ormai qui da noi sia in disuso - è "perfetto". Un caro saluto a te.
* Infatti mi sono limitato a pubblicare un "commento breve" anzichè una recensione proprio per evitare il rischio di nascondere la tua. Spero che prima o poi essa riemerga.
Franco
Caro Franco, sei sempre troppo buono. Ti invito a pubblicare anche la tua recensione che sarà sicuramente di valore. La mia è un'opinione molto vecchia ed è abbastanza normale che passi inosservata, ma per me non c'è nessun problema. Se penso a quante opinioni e playlist ben più importanti sono seppellite nell'archivio di Film Tv...Un caro saluto Stefano
Eh no, ora è tutto a posto: la recensione più votata è positiva ed è quel che volevo avvenisse. E la tua spiega bene al lettore il perché.
Ciao Stefano.
... e intanto il n° delle utilità è già aumentato (merito di mck che è sempre il più attento ai commenti).
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