Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
Il veritiero modo di raccontare Napoli senza veli che possiede il cinema di Lina Wertmuller è già stato oggetto di una mia precedente recensione. Tratto dall'omonimo libro di Marcello D'Ortona, si racconta del professore Sperelli che, per un errore burocratico, viene spedito a Corzano, anziché Corsano, in una scuola elementare dove non solo mancano disciplina ed educazione ma anche soldi e... bambini i quali, piuttosto che essere mandati nelle aule, vengono sfruttati per il lavoro. Sperelli, che in un primo momento è tentato di abbandonare tutto, sarà la sola speranza a cui si aggrapperanno i disperati genitori. Il racconto è scorrevole, sorretto da una buona sceneggiatura e dall'intensa interpretazione di Paolo Villaggio che tra un Fantozzi e l'altro riabilita la sua carriera con qualche film dallo sfondo drammatico. Indimenticabile, il suo sguardo smarrito all'inizio si trasforma in uno sguardo malinconico alla fine, perché quasi incapace di lasciar andare quegli scugnizzi riabilitati. Un encomio va' anche a Isa Danieli, la cui professionalità e bravura arricchisce la pellicola della teatralità del popolo partenopeo. Il panorama che il prof guarda ogni sera dal balcone della sua stanza, è di una Taranto vecchia; il cast non riuscì a girare tra i vicoli di Napoli perché la Wertmuller ricevette la richiesta di cedere alla camorra il 10% del budget del film, il rifiuto della regista la costrinse a girare il film altrove. Potendo contare su una buona fotografia però solo pochissimi si sono accorti di questo obbligato cambiamento. Sicuramente uno dei film più sommessi dell'esuberante regista, con un monologo finale commovente, la parabola della fine del mondo che racconta di quando: "il mondo scoppierà, il cielo scoppierà, Corzano si farà in mille pezzi, i buoni rideranno e i cattivi piangeranno. Quelli del purgatorio un po' ridono e un po' piangono, i bambini diventeranno farfalle e io, speriamo che me la cavo."
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