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Falso movimento

Regia di Wim Wenders vedi scheda film

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La recensione su Falso movimento

di mm40
6 stelle

Sospeso, nella filmografia di Wenders, a cavallo fra Alice nelle città (1973) e Nel corso del tempo (1976), questo Falso movimento - probabilmente l'anello più debole dell'ideale trilogia costituita dai tre titoli - è una dolente parabola sulla creatività come unico mezzo concreto per lasciare un messaggio ai contemporanei e ai posteri. Perchè la comunicazione, e non soltanto nel protagonista, è realmente utopia, eterno malinteso, mancanza di argomenti o di parole per raggiungere il messaggio; lo stesso Wilhelm sostiene a più riprese di voler raccontare qualcosa, prendendo spunto dalla realtà (altrimenti, dice con tono squalificante, è soltanto 'invenzione') e confidando nella sua penna. Eppure gli mancano le doti fondamentali, dice lui stesso: non ha spirito di osservazione, non ha forse neppure la pazienza necessaria a osservare; nel tragitto i suoi incontri, più o meno fortunati, sono la rappresentazione di una varia umanità indaffarata senza sosta nelle proprie vite, divenuta ormai refrattaria al contatto (umano); sarà davvero la cinepresa la soluzione ottimale per Wilhelm e per i suoi turbamenti espressivi? Il cinema come risposta 'completa' alla mancanza di stimoli e di messaggi dell'epoca moderna? Pare di sì, anche perchè nel successivo Nel corso del tempo il concetto verrà adeguatamente ripreso (il protagonista sarà un riparatore/proiezionista). Wenders parte da un racconto di Goethe e, con una sceneggiatura dello scrittore Peter Handke (lo stesso de La paura del portiere prima del calcio di rigore, da cui il regista trasse l'omonimo film del 1971), lo sviluppa in maniera personale, trovando in Rudiger Vogler (già impiegato nel Portiere, ne La lettera scarlatta e in Alice in città) il laconico interprete-feticcio delle sue idiosincrasie. Fotografia di un altro già noto collaboratore di Wenders, cioè Robby Muller (finora presente al suo fianco in ogni lungometraggio girato), che spazia nei vasti e colorati (a tinte cupe) panorami di una Germania asciutta, malinconica, ma quieta, vero e proprio continente da esplorare. 6/10.

Sulla trama

Wilhelm attraversa la Germania con carta e penna: vorrebbe mettere sul foglio ciò che prova, ma non riesce neppure a comunicarlo a parole. Si consolerà acquistando una cinepresa.

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