Il giovane Wilhelm parte dalla sua cittadina nel nord della Germania per Bonn. Strada facendo fa una serie di incontri: un ex nazista e la giovane figlia; Therese, una donna che incontra in treno; Bernard, poeta vagabondo. Tutti finiscono nella villa di un industriale che si suicida. Vagabondano sul Reno, poi il gruppo si sfalda. Wilhelm passa una notte con Therese, poi parte per le Alpi. Sulla funivia del Grossglockner scambia la sua penna con una cinepresa.
Note
Il protagonista del film, che Peter Hanke ha tratto liberamente dal "Wilhelm Meister" di Goethe, compie un viaggio geografico e interiore: attraverso la propria anima (lo scambio simbolico tra la penna e la cinepresa) e la terra tedesca nella quale sono ancora vivi i fantasmi del passato. Esordio di Nastassja Kinski col suo vero cognome.
Cap. II della "Trilogia della strada" al cospetto delle altre splendide opere del periodo di grazia di Wenders (1973-1984) mostra alcuni limiti ascrivibili al cerebrale e programmatico script di Handke, che guarda caso tornerà nell’87 con il greve Il cielo sopra Berlino, mentre regia (il senso del paesaggio!) e tutto il comparto tecnico eccellono.
Torna il motivo del viaggio nel cinema dei Wenders, e qui l'artista vaga compiendo solo azioni vuote, movimenti sbagliati, in bilico fra amore e insofferenza. 7
Continua il suo volo, iniziato nell’ultima sequenza di Alice in den Städten, la macchina da presa di Wim Wenders, ancora libera dalla narrazione. Poi una finestra, dei pugni, il sangue. Qualcosa si infrange, dentro. I Troggs sul giradischi. L’inizio di una nuova storia.
Verdi paesaggi/spiagge bianche, il movimento di una bicicletta, Wilhelm seduto davanti al mare,… leggi tutto
Di sicuro questo film non può essere liquidato semplicemente come la trasposizione cinematografica del "Wilhelm Meister" di Goethe. Vi è sicuramente, alla base, il testo goethiano, ma come sedimentato nelle teste di Wenders e di Handke, che hanno scritto la sceneggiatura con una loro idea di cinema. Si tratta di un bel film, al di là delle miriadi di interpretazioni che se… leggi tutto
Una trentina di autori, un centinaio di film e serie. Insomma: un prologo, appena.
Nota bene. La lista è chiusa -- tanto per una questione soggettiva quanto di tecnica…
Continua il suo volo, iniziato nell’ultima sequenza di Alice in den Städten, la macchina da presa di Wim Wenders, ancora libera dalla narrazione. Poi una finestra, dei pugni, il sangue. Qualcosa si infrange, dentro. I Troggs sul giradischi. L’inizio di una nuova storia.
Verdi paesaggi/spiagge bianche, il movimento di una bicicletta, Wilhelm seduto davanti al mare,…
Wim Wenders si ispira lontanamente al romanzo Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister di J. W. Goethe (adattato da Peter Handke) per affrontare — nel secondo capitolo della cosiddetta “trilogia della strada” — tematiche non da poco come l’alienazione dell’uomo moderno, la sua difficoltà nel comunicare coi propri simili, e soprattutto il…
Sospeso, nella filmografia di Wenders, a cavallo fra Alice nelle città (1973) e Nel corso del tempo (1976), questo Falso movimento - probabilmente l'anello più debole dell'ideale trilogia costituita dai tre titoli - è una dolente parabola sulla creatività come unico mezzo concreto per lasciare un messaggio ai contemporanei e ai posteri. Perchè la comunicazione,…
Da quando hanno iniziato a fischiare le loro "blue notes" nelle praterie americane, i treni si sono impressi nell'immaginario di Hollywood e del mondo intero. Difficile che il loro binari non corressero paralleli a…
Mi prendo la libertà di propagandare, in via anomala e straordinaria, un libro anzichè un film. Innanzitutto in virtù dei riferimenti cinematografici offerti da Muriel Barbery, scrittrice francese già docente di…
Di sicuro questo film non può essere liquidato semplicemente come la trasposizione cinematografica del "Wilhelm Meister" di Goethe. Vi è sicuramente, alla base, il testo goethiano, ma come sedimentato nelle teste di Wenders e di Handke, che hanno scritto la sceneggiatura con una loro idea di cinema. Si tratta di un bel film, al di là delle miriadi di interpretazioni che se…
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Commenti (3) vedi tutti
Cap. II della "Trilogia della strada" al cospetto delle altre splendide opere del periodo di grazia di Wenders (1973-1984) mostra alcuni limiti ascrivibili al cerebrale e programmatico script di Handke, che guarda caso tornerà nell’87 con il greve Il cielo sopra Berlino, mentre regia (il senso del paesaggio!) e tutto il comparto tecnico eccellono.
commento di Inside manHanna Schygulla e Nastassja Kinski, fianco a fianco... che potente ruggito di bellezza...
commento di DavideKingInk80Torna il motivo del viaggio nel cinema dei Wenders, e qui l'artista vaga compiendo solo azioni vuote, movimenti sbagliati, in bilico fra amore e insofferenza. 7
commento di kotrab