Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film
Confesso di aver guardato "Tre colori:film blu" con altissime aspettative, avendo letto diverse recensioni e pareri, contrariamente alle mie abitudini, non facendomi mai condizionare da nessuna di queste. Nonostante ciò ho cercato di essere imparziale e ripulire il pensiero riducendolo ad un foglio bianco. Ecco, già la mia mente si arricchiva di un particolare importante: un colore, il blu. Punto. Titolo essenziale e pulito, ma tanto intriso di diversi significati. Al di là della ideologia di Kieslowski sulla bandiera francese, nella quale non mi addentro, il blu apriva la fantasia a molte prospettive...
Una storia che appare già dall'inizio scarna. Poco si sa dei personaggi, a malapena il nome e la professione del marito di Julie (bellissima affascinante come in altri pochi film Juliette Binoche). Si assiste ad un incidente, ma non si conosce nulla del prima, solo il fatto nudo e crudo, un incidente mortale. Più va avanti il film e meno mi interessa conoscere "la storia" antecedente, è puro srotolarsi di eventi e di assenze allo stesso tempo. Assenza, parola che spaventa, soprattutto la protagonista Julie, parola che fa soffrire, parola che fa scappare. L'assenza si percepisce nelle piccole cose, nei dettagli di cui il film è ricco. Si assite a una fuga emotiva. Julie non è capace di soffrire, piange la domestica al suo posto, non si vedono mai le lacrime né il dolore, solo si percepisce a tratti da note improvvise, dalle scene scure. La musica di suo marito compositore, quella musica incompiuta, ma che ricorre ovunque, soprattutto nei ricordi. Julie è anestetizzata dai suoi sentimenti, da un'emozione probabilmente troppo forte, troppo difficile da gestire. Decide di chiudere col passato, di laciare la casa, di liberarsi dell'arte del marito defunto. Conserva solo un lampadario di cristalli blu. Sceglie un nuovo appartamento a condizione che nel palazzo non vi siano bambini. Non vuole rapporti né coinvolgimenti umani, cerca lentamente di "arredare" la sua nuova vita, invano. Tutto è pervaso da sottilissime emozioni che restano in gola, in apnea, come l'apnea nella scena della piscina blu quando improvvisamente Julie sembra reagire. Reagisce ad una foto del passato, un passato a lei sconosciuto. Scopre un segreto, ne accetta i risvolti e le conseguenze, forse se non fosse accaduto l'incidente non avrebbe scoperto nulla...torna sui suoi passi riaprendo la casa padronale a nuova vita... Si intuisce una speranza, un'apertura, una liberazione...si vede una lacrima.
Finita la visione del film mi sono sentita un pò come Julie, con sentimenti che mi restavano nella gola, misto tra serenità e tristezza. Ho provato empatia e se un film riesce a trasmetterlo è ottimo.
Un film riuscito, ricco di significati racchiusi in inquadrature strette, sui visi e sui dettagli. Semplice e a suo modo complesso. Emotivamente ben costruito. Forse dal finale un pò romantico, capovolgendo e riempiendo volutamente le "assenze". Il blu simbolo di acqua, di vita, di speranza, di liberazione.
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