Regia di Bruce Joel Rubin vedi scheda film
L'idea migliore venuta in mente a Bruce Joel Rubin, lo sceneggiatore di Ghost, per il suo esordio nella regia con un film slabbrato, noioso, confuso, senza ritmo, stucchevole. Il baricentro morale e pedagogico di My Life è sintetizzato da una frase banale pronunciata dal protagonista che si avvicina al congedo definitivo: «La morte è un modo drastico per capire la vita». La fase terminale dell'esistenza è affrontata da Robert con singolare umorismo. Ingurgita medicine e frullati, frequenta lo studio di un pranoterapeuta orientale, cerca di liberarsi di antichi rancori e infelicità, torna in visita a casa dei genitori e nella città natale, sale sulle montagne russe, resiste all'avanzata della malattia perché vuol conoscere il figlio, dichiara eterno amore a Gail, la moglie premurosa. Intanto lampi di luce annunciano le porte dell'io, la ricerca di se stessi, la prossima reincarnazione. Non mancano il circo, le nevrosi infantili, le patologie familiari.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta