Regia di Nunzio Malasomma vedi scheda film
Un medico viene lasciato dalla moglie nello stesso giorno del matrimonio: vedendolo accorrere in clinica subito dopo la cerimonia per un’emergenza, lei si è resa conto che sarebbe stata sempre una donna trascurata; e del resto aveva accettato di sposarlo solo per compiacere il padre, del quale era l’allievo prediletto. Anni dopo, lui dirige un sanatorio per bambini e deve operare proprio lei, vittima di un incidente di montagna: scopre così che è incinta del suo amante, prossimo a sposarsi con un’altra. Melodrammone a cui si adatta come un guanto l’aggettivo “turgido”: passioni forti, casualità inverosimili, virtù ascetiche. Ma è soprattutto un film recitato male, con frasi buttate lì senza pause, senza intonazione: si tocca il nadir nella scena in cui Mariella Lotti comunica per telefono a Gino Cervi che sta per andarsene via con la stessa voce con cui leggerebbe gli avvisi in una stazione ferroviaria. Stucchevole la recita dei bambini (tutti dall’aria perfettamente sana, peraltro), gratuito il duetto di violino e pianoforte (medico e infermiera che si mettono a suonare in piena notte? mah). Finale liberatorio coincidente con il disgelo, come da titolo.
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