Un remake di un horror degli anni '90 che non pensavate di voler rivedere, un po' di umorismo nordico non lieve, un tocco di Argento (Dario) e due film intriganti che non hanno abbastanza sale. Armatevi di lanternino. E buona volontà.
Ossia Furia di Fritz Lang, il primo film americano del regista austriaco che in Germania aveva realizzato capolavori indiscussi ma che era fuggito all'avvento al potere di Hitler. Negli USA Lang resterà fino al termine della propria carriera, inaugurata con questa pellicola, che molti considerano uno dei migliori film della sua carriera.
Scampoli di fine stagione fino a un finale effettivamente a sorpresa per arrivare al quale è necessario scontare tutte le pene dello spettatore succube e disamorato.
Un po’ più di humor e brio ed un lavoro più attento sul target avrebbero garantito maggior feeling con il pubblico. È bene che Pixar lo capisca per evitare che si pronunci ancora la parola “flop” al prossimo nuovo "contenuto" originale.
Un semplice film d'avventura per un pubblico più vasto possibile che coinvolge ed emoziona senza troppe sorprese. Un po' di stile e furbizia nella storia, un comparto di attori conosciuti, un reparto tecnico affidabile e una CGI funzionale. C'è di peggio.
Pur non essendo un Capolavoro del Cinema, è un ottimo film di supereroi, fantasioso sul piano estetico, con personaggi ben caratterizzati e pieno di interessanti spunti di riflessione
Luis Ortega fa nascere e morire nell’arco di pochi istanti intere tonalità, generi, deviazioni surrealiste, orrori lynchani e tableaux vivants attoniti, prendendosi delle libertà che è raro vedere al cinema.
Tutto sembra tranne che un film d'esordio, tanta è la sicurezza mostrata in una messinscena che unisce un ritmo incessante ad una tensione sempre palpabile, e che nel quadro di un film d'azione violenta non dimentica di mostrare il cuore dei suoi personaggi.
Scatta alla grande dalla griglia di partenza (la prima parte funziona quasi alla perfezione, ha un’evidente marcia in più) e taglia il traguardo con qualche scoria francamente evitabile/pleonastica sulle spalle.
Sicuramente non è un miracolo ma si tratta di un deciso miglioramento rispetto agli altri sequel di "Jurassic Park", merito di una maggior cura estetica, personaggi abbastanza coinvolgenti, una miglior costruzione del sottotesto e una buona capacità di intrattenere. Più che interessante, forse anche buono.
Opera prima sensazionale, capace di sorprendere per l’asciuttezza del racconto e della narrazione. Mette al centro il problema dell’immigrazione in America, i rapporti di genere e i crudeli abusi di potere, con un finale aperto.
Questo film nasce da un fatto personale. Quando ero bambina, la nostra auto prese fuoco sul ciglio della strada. Da questo ricordo d’infanzia, di auto che passavano e non si fermavano, è nato Family Therapy. Chi sono le persone che scelgono di non fermarsi?
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