Ghost Dog - Il codice del samurai è un film di culto talmente intenso, e totalmente giustificato, da permettere di saltare i convenevoli delle premesse e passare subito al sodo, ringraziando per l’ennesima volta il progetto portato avanti da CG Entertainment per il recupero (con distribuzione in sala e in home video) di film in grado di fomentare anche le anime cinefile più flemmatiche. Negli ultimi tempi sono stati recuperati sia Battle Royale di Kinji Fukasaku, sia gran parte del lavoro (cinque film) diretto da Almodóvar negli anni 80, sia Il cielo sopra Berlino (di ritorno in sala dal 2 ottobre con la versione restaurata dal Cinema Ritrovato). Ancora meglio e per chiudere il cerchio: dal 23 ottobre sarà al cinema (e in edizione 4K UHD per il mercato home video) la versione restaurata – con la supervisione di Jim Jarmusch in persona – di Ghost Dog. E la lira si impenna.
Non si impenna solamente perché il film diretto, sceneggiato e prodotto da Jarmusch del ‘99 – presentato in concorso alla 52° Festival di Cannes – è possibilmente il più ganzo all’interno della filmografia piuttosto ganza (basterebbero Dead Man e Coffee & Cigarettes a confermare) di uno dei registi più ganzi di sempre – non so se avete presente la combinazione di ciuffo e basette che tende a sfoggiare Jarmusch. E non è nemmen solo perché si ispira con la giusta maniera – trattandone rispettosamente lo spirito senza banalizzarlo né fraintenderlo – all’Hagakure (letteralmente: all’ombra delle foglie) di Yamamoto Tsunetomo; ovvero il libercolo che, per 200 anni (oltre il termine dell’epoca feudale giapponese nella seconda metà dell’800) è servito come compendio e testo guida per i rōnin (samurai senza padrone) che avessero avuto bisogno di un vademecum sul bushidō, la via del guerriero, e sui principi morali, pratici e comportamentali necessari a percorrerlo correttamente e con onore. Nossignorə. Prima di tutto, a essere totalmente onesti, Ghost Dog è un film così riuscito e di culto perché è la versione di cui tutti avevamo bisogno senza che qualcuno ci pensasse prima, afroamericana e scritta da un punk del Frank Costello faccia d’angelo di Jean-Pierre Melville, fra i film più enormi nella Storia del cinema. E, se siete disposti a compiere atto di blasfemia insieme a noi, ci si ricorda troppo poco spesso di Ghost Dog - Il codice del samurai e del fatto che sia forse il miglior omaggio di sempre al capolavoro di Melville.
Il laconico e meticoloso Ghost Dog – Forest Whitaker ancora pre Oscar, ma carico e concentrato come una katana assetata del sangue del suo nemico – è un killer nero che vive nel New Jersey con i piccioni che alleva amorevolmente, seguendo le regole del codice samurai e lavorando come sicario al servizio di Louie, mafioso che anni prima lo salvò dall’aggressione di un gruppo di fanatici. Per una serie di sfortunati eventi e incomprensioni, Ghost Dog non porta a termine un incarico e si ritrova a essere il bersaglio di una rappresaglia ordinata dal boss Vargo, che ha come obiettivo finale forse lo stesso Louie. In ossequio al codice, per Ghost Dog salvare Louie diventa il primo dovere. Segue una lunga e tesa risoluzione (?) del conflitto, che si avvale di elementi del thriller, del noir, del western e della commedia; il tutto tappezzato dalla clamorosa colonna sonora di RZA (Wu-Tang Clan), che dopo l’esperienza con Jarmusch si è fatto prendere la mano – Kill Bill: Volume 1 e 2, Repo Men, Django Unchained e L’uomo con i pugni di ferro (il suo esordio alla regia e alla sceneggiatura). Rivederlo restaurato al cinema è un lusso che forse non ci meritiamo – c’è ancora gente convinta che Joker sia un capolavoro – ma comunque non è il caso di fare tante storie: prendiamo e portiamo a casa, o ancora meglio andiamo al cinema.
Il film
Ghost Dog. Il codice del samurai
Drammatico - USA 1999 - durata 116’
Titolo originale: Ghost Dog: The Way of the Samurai
Regia: Jim Jarmusch
Con Forest Whitaker, John Tormey, Victor Argo, Isaach De Bankolé, Henry Silva
Al cinema: Uscita in Italia il 23/10/2023
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