Flora. Sus. Kisha. Çena. Simone. Paula. Sono i nomi delle donne di differente età, etnia ed estrazione sociale che si riuniscono in un isolato club per discutere di temi come diversità, inclusività e femminismo in vista della conferenza internazionale sulle donne organizzata dall’associazione House of Womxn (un’associazione nata con lo scopo di offrire un luogo di dialogo a donne di tutto il mondo), della quale fanno parte.
Qui, nella bellissima sede di una villa attorniata da un ampio giardino di Brandeburgo, le donne vogliono registrare alcuni video per i social, sottolineando i temi caldi tanto per loro quanto per House of Womxn, ma sono obbligate a giostrarsi tra le richieste estetiche dei media attraverso i quali devono comunicare (costruire “belle” e funzionali inquadrature), la semplificazione del linguaggio attorno a temi troppo complessi per essere sintetizzati in pochi secondi e le imposizioni dall’alto di una direzione che richiede cambiamenti di tematiche improvvisi e un loro preciso trattamento.
Oltre ad affrontare le complessità che comporta la ricerca di un racconto cristallino e univoco sulle loro storie e i lori intenti, le donne devono combattere con i propri pregiudizi interiorizzati (religiosi, sessuali, politici) e i livori personali che, inevitabilmente, covano in ogni gruppo, il loro compreso. L’equilibrismo a cui sono costrette per mantenere e rispettare i punti di un’agenda che più che politica sembra essere brandizzata si trasforma anche in una precarietà relazionale che rischia di metterle l’una contro l’altra in un gioco al massacro per capire chi è “più femminista” o “più pura d’intenti”.
In questa giostra di rapporti di forza che continuano a cambiare tra sorrisi forzati, slogan à la page, litigi sul differente approccio da mantenere e manifesti che sembrano impossibili da scrivere, l’atmosfera nel gruppo si fa sempre più tesa fino allo scontro aperto che scaturisce all’arrivo di Hannah (una nota femminista), rischiando non solo di mettere in crisi la buona riuscita dell’operazione ma addirittura di compromettere per sempre il rapporto tra le protagoniste stesse. C’è ancora però una possibilità aperta per salvare il progetto di House of Womxn: lottare fianco a fianco contro il nemico.
Clashing Differences affronta col tono ironico e intelligente ben gestito dalla regia educata di Merle Grimme (anche ideatrice dello show) il rapporto tra ideali di femminismo, parità e integrazione e la loro rappresentazione mediatica, proponendo allo spettatore una visione auto-cannibalica di un movimento femminista (il che assume ovvie connotazioni universali, per quanto di chiaro intento ironico) suggerendo come il rischio di perdere di vista gli obiettivi emancipatori sia sempre in agguato dentro al chiacchiericcio, al rumore causato dalle divergenze o differenze personali che minano l’intera comunità.
Clashing Differences di Merle Grimme è una miniserie tv in 6 episodi, disponibile gratuitamente in streaming su Arte.tv.
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