Ma senza John Wick

Smarcandosi fin dal titolo - che si legge: «È John Wick, ma senza John Wick» - Derek Kolstad e Chad Stahelski, creatore/sceneggiatore e regista dei primi tre episodi della saga cinematografica, mettono nelle mani di tre onesti mestieranti la patata bollente di una serie prequel e spinoff che cerchi di rendersi interessante nonostante sia priva del personaggio (e del suo interprete, Keanu Reeves) a cui i film devono parte del loro successo.

Negli anni 70 Winston Scott - futuro alleato di John Wick interpretato nei film da Ian McShane e qui da Colin Woodell - non è ancora il direttore dell’hotel Continental (santuario per assassini prezzolati), ma prospera nella Swinging London affabulando ricchi investitori e seducendone le mogli. Viene trascinato indietro alle sue origini criminali quando l’ex pigmalione Cormac (un Mel Gibson sopra le righe) lo costringe a tornare a New York per stanare il fratello Frankie, che ha sottratto dal Continental la pressa per coniare le monete con cui avvengono le transazioni all’interno dell’hotel di proprietà della Gran Tavola, millenario centro di comando del crimine organizzato globale.

Senza Reeves, e con personaggi che funzionano più per il piglio dei singoli interpreti che per meriti di sceneggiatura, The Continental arranca nelle scene di raccordo e se la cava appena meglio nell’approfondimento di un mitologia che rimane fin troppo vaga e generica. Ma il lungo assalto all’hotel dell’ultimo episodio e, più in generale, la maggior parte delle scene d’azione hanno un impatto che si avvicina a quello dei film. Tanto basta, per gli appassionati della saga, a ricavarne una visione soddisfacente, pur con diverse riserve.

La serie tv