La parabola femminista di Povere creature! non viene dal nulla. Il percorso di Yorgos Lanthimos, definitivamente consacrato dal Leone d’oro 2023, è inseparabile da quello di Athina Rachel Tsangari, connazionale meno prolifica quanto a film ma attiva su molteplici fronti, organizzazione festivaliera inclusa. Il suo Attenberg (2010), su MUBI, si confronta con un assioma del cinema femminista: Le margheritine (Vera Chytilová, 1966), oggi sempre più celebrato e reperibile, YouTube compreso.
Come quello, comincia come un incomprensibile UFO: due ventenni che gigioneggiano anarchicamente, prese da irresistibile furore regressivo. Imitazioni di animali, ballettini surreali, sullo sfondo di un paese (la Grecia) che, parola di architetto, «ha saltato la fase industriale. Dai pastori ai bulldozer, dai bulldozer alle miniere, e dalle miniere direttamente all’isteria piccoloborghese». Pian piano, Attenberg diventa un film normale: una ragazza diventa adulta staccandosi dall’immagine allo specchio cui è narcisisticamente attaccatissima, inizia un’anodina relazione con uno di passaggio (interpretato da Lanthimos, anche produttore) e supera, come in Povere creature!, la morte del padre. Il quale poi sarebbe l’architetto di cui sopra, consapevole di avere costruito «una colonia industriale sopra ai pascoli pensando di fare la rivoluzione». Da animale-robot, la donna diventa soggetto a tutto tondo solo quando assume consapevolmente la propria eredità, che poi sono le ceneri di quell’esperimento sociale ormai fallito.
Come Attenberg, anche The Capsule (2012), della stessa regista, è ora su MUBI (c’è anche il suo ultimo lungo, Chevalier, 2015). 35 minuti di tableau animati, talvolta al rallentatore, su di un curatissimo tappeto sonoro. Un’allegoria vagamente klossowskiana (anche Kinetta, esordio lanthimosiano prodotto da Tsangari, faceva pensare a Pierre Klossowski) in cui l’eterno femminino in persona (Ariane Labed, musa e moglie di Lanthimos) accoglie per cinque giorni gruppi di sei ragazze per farle diventare donne. Tra confessioni intime, danze scompostamente meccaniche e passeggiate con capre al guinzaglio, si snoda un sistema simbolico ermetico ma non illeggibile, che lo spettatore esplora attraverso la ripetizione/variazione di alcune immagini-chiave.
Stringi stringi, l’enigma a cui vengono iniziate le novizie è quello di essere nastri di Möbius viventi. Il segreto del femminile non è che l’essere un’articolazione del “dentro” e del “fuori” in modi che nulla hanno a che vedere con la penetrazione, e che non si lasciano raffigurare se non con l’aiuto degli effetti speciali più impervi e visionari. Non potendo, il dentro e il fuori, essere annodati se non attraverso il paradosso, i contorni dell’identità, del sapersi unica in mezzo alle altre, si rivelano un miraggio da rincorrere aggressivamente. Tanti e tante provano a rispondere alla domanda, oggi più à la page del solito, «cosa vuol dire essere donna?». Pochi, poche, sanno dare risposte raffinate e convincenti quanto quelle di Tsangari.
Athina Rachel Tsangari su MUBI
The Capsule
Drammatico - Grecia 2012 - durata 35’
Titolo originale: The Capsule
Regia: Athina Rachel Tsangari
Con Evangelia Randou, Ariane Labed, Sofia Dona, Clémence Poésy, Aurora Marion, Deniz Gamze Ergüven
in streaming: su MUBI MUBI Amazon Channel
Chevalier
Commedia - Grecia 2015 - durata 99’
Titolo originale: Chevalier
Regia: Athina Rachel Tsangari
Con Sakis Rouvas, Vangelis Mourikis, Panos Koronis, Giorgos Pyrpassopoulos, Efthymis Papadimitriou, Nikos Orphanos
Al cinema: Uscita in Italia il 20/06/2024
in streaming: su MUBI MUBI Amazon Channel
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