Affossato dal suono petulante dei clacson, stretto all’interno del cilindro di una cabina telefonica e imbottigliato nel traffico sorvegliato da due svogliati agenti di polizia, François, il protagonista (Eric Frey) di La mésange (“la cinciallegra”, in italiano) di Catherine Corsini rischierebbe di impazzire come il William “Bill” Foster interpretato da Michael Douglas in Un giorno di ordinaria follia di Joel Schumacher se non fosse salvato da una visione celeste, quella di una donna (Françoise Fouquet) addormentata (svenuta? in attesa?) sul tetto di una macchina.

" data-credits=
Le mésange

L’uomo le va incontro e la strattona, facendola scendere dal tettuccio per poi colpirla leggermente con una rapida serie di schiaffi: i due si guardano e non dicono niente, come attratti da una misteriosa forza che si rivela quando, entrati in un locale, lei svela il suo nome: Maïa, Maïa Kovska. Qui, nella parodia del cognome del poeta russo Vladimir Vladimirovič Majakovskij, la donna manifesta la sua natura mitologica, lirica, à la Godard (non per niente il taglio della Fouquet, anche se più lungo e sbarazzino, rimanda vagamente a quello di Jean Seberg in Fino all’ultimo respiro), un regista su cui Corsini si è formata (ossessionata dai film della Nouvelle Vague), dando poi vita a una lunga serie di personaggi femminili critici e passionali (la Kristin Scott Thomas che interpreta Suzanne in L’amante inglese, o Raf, la Valeria Bruni Tedeschi di Parigi, tutto in una notte), donne attorno a cui gli uomini girano affannati tentando di recuperarle o afferrale.

" data-credits=
La mésange

Maïa Kovska come atto lirico e come visione si diceva, quindi. Perché da quel momento, dall’istante in cui il nome viene pronunciato, lo sguardo del protagonista non potrà mai tornare allo stato di partenza e la sua visuale sarà per sempre occupata dagli occhi di lei. Guardatelo sparire dal campo mentre lei danza tra le colonne, cercando di cogliere brevi frammenti di una libertà del corpo che si contrappone al traffico cittadino, oppure osservatelo mangiare, versarsi l’alcool nel bicchiere, bere e parlare quasi tremante, senza riuscire a distogliere lo sguardo dall’amata al ristorante, fino all’allucinazione finale, il momento in cui Maïa gli comunica che dovrà lasciare Parigi per Firenze (non a caso, un’altra capitale della poesia europea) la mattinata successiva.

" data-credits=
La mésange

François prenota anch’egli un aereo e pare pronto a lasciare tutto, spinto dall’impeto di un amore dai contorni fiabeschi, ma arrivato al portone dove alloggia la donna, trova solo una casa dimessa e la scheggia di uno sguardo che sembra inafferrabile, il particolare degli occhi di Maïa che sembrano guardarlo da un altro luogo e da un altro tempo, invitandolo a tornare alla sua vita di tutti i giorni. Il cortometraggio della Corsini, disponibile nella sezione “Corti dei Grandi” di arte.tv, costruisce il ritratto di un amore ideale e impossibile a cui è contrapposto il rapporto amoroso calato nella realtà quotidiana, facendosi così sunto dei drammi relazionali affrontati nella sua filmografia.

La mésange di Catherine Corsini è disponibile in streaming gratuito su Arte cliccando qui.

Autore

Pietro Lafiandra

La prima epifania cinematografica la ebbe a quattro anni con Pomi d’ottone e manici di scopa. La seconda in adolescenza con Cosmopolis. Ora, in età adulta, prova a trovare un’improbabile sintesi tra questi due lati di sé muovendosi faticosamente tra un dottorato in visual studies, deepfake, cinema horror, film d’animazione per bambini e musica elettronica. I componenti della sua band, Limonov, dicono che è colpa dell’ascolto compulsivo dei Radiohead. Gli amici che è colpa del suo segno zodiacale, i gemelli. I dottori della schizofrenia. Lui pensa sia più cool dire che è un intellettuale post-moderno. Ai posteri l’ardua sentenza.

Il film

La mésange

Cortometraggio - Francia 1982 - durata 11’

Titolo originale: La mésange

Regia: Catherine Corsini

Con Françoise Fouquet, Éric Frey