Considerato come uno dei principali fautori del rinnovamento del cinema argentino negli anni novanta, Martín Rejtman rappresenta un’anomalia: tanto stimato in patria e all’estero quanto poco o per niente conosciuto in Italia, dove non ha mai goduto di molta fortuna distributiva. A colmare questa inspiegabile lacuna ci pensa MUBI, che fino a novembre propone una retrospettiva del cineasta argentino, comprendente i primi tre straordinari lungometraggi (Rapado, Silvia Prieto, The Magic Gloves) e un delizioso cortometraggio (Shakti), temporalmente più recente.
Spesso accostato a Jarmusch e Kaurismäki, il cinema di Rejtman sfugge alle categorie. Le sue commedie minimaliste e malinconiche si giocano, con millimetrica precisione, sulle rime interne, le ripetizioni, il ritmo, come delle screwball comedy al rallentatore, fulminee negli scambi verbali e flemmatiche nella progressione drammaturgica. La narrazione è come una goccia d’acqua nel mare: muove da un punto piccolo e preciso per poi allargarsi progressivamente, abbracciando vie misteriose e collettive. Pur partendo da un solo personaggio principale, detentore della voce interiore che accompagna la narrazione, come se si trattasse di un diario, il cinema di Rejtman non può fare a meno degli altri, di una certa idea comunitaria, cangiante, improbabile, legata al passato - che si tratti di ex amori o (presunti) amici d’infanzia - e al contesto sociale di appartenenza.
L’agire dei personaggi è inscritto nelle condizioni materiali dentro cui si muovono (il lavoro, ricercato trovato alienato, la precarietà economica e sentimentale, il cerchio ristretto di amici e conoscenti, le abitudini a cui aggrapparsi), segno della difficoltà, per non dire impossibilità, di una reale via di fuga dalla condizione esistenziale, ma anche della necessità (più o meno conscia) di condivisione, che si esprime attraverso la circolazione di persone, oggetti, energie, sentimenti. Forze misteriose che governano le esistenze, e che producono incontri fortuiti, coincidenze, rapporti dalle geometrie variabili.
La vita nel cinema di Rejtman è quel che di imprevedibile accade mentre si pianificano cambiamenti. Un moto da fermo che sembra tornare sempre al punto di partenza. Almeno in superficie. Il movimento designato è soprattutto interiore, impercettibile. E ha a che fare con il gioco mutevole delle identità e delle relazioni e soprattutto con il tentativo precario di restare aggrappati al flusso del quotidiano. Ogni film è la piccola, effimera tappa di un percorso. E per questo mai definitivo. La fine, così come una qualsivoglia nozione di climax, non esiste. I titoli di coda sopraggiungono delicatamente come dei punti di sospensione, lasciando i personaggi liberi di continuare fuori campo la loro dolce, fragile esistenza.
Retrospettiva Martín Rejtman su MUBI
Rapado
Commedia - Argentina, Olanda 1996 - durata 75’
Titolo originale: Rapado
Regia: Martín Rejtman
Con Ezequiel Cavia, Damián Dreizik, Mirta Busnelli, Horacio Peña, Lucas Marty, Cecilia Biagini
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Silvia Prieto
Commedia - Argentina 1999 - durata 92’
Titolo originale: Silvia Prieto
Regia: Martín Rejtman
Con Rosario Blefari, Valeria Bertuccelli, Vicentico, Marcelo Zanelli, Susana Pampín, Mucio Manchini
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Los guantes mágicos
Commedia - Argentina, Francia, Germania, Olanda 2004 - durata 90’
Titolo originale: Los guantes mágicos
Regia: Martín Rejtman
Con Vicentico, Valeria Bertuccelli, Fabian Arenillas, Susana Pampín, Cecilia Biagini, Diego Olivera
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Shakti
Cortometraggio - Argentina, Cile 2019 - durata 19’
Titolo originale: Shakti
Regia: Martín Rejtman
Con Ignacio Solmonese, Laura Visconti, Valentina Posleman, Pablo Moseinco, Emma Luisa Rivero, Patricio Penna
in streaming: su MUBI Amazon Channel MUBI
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