Quanto è speciale la storia dell’amicizia – che più che un’amicizia assomiglia al rapporto fra padre e figlio che entrambi non sono mai riusciti ad avere – fra i due protagonisti di L’ultima luna di settembre? Ve lo diciamo subito, avvalendoci di crudi dati oggettivi. Il film d’esordio dietro la macchina da presa dell’attore (e scrittore e produttore) Amarsaikhan Baljinnyam – il primo interprete mongolo a salire sulla ribalta internazionale grazie al ruolo di Ariq Boke (il fratello di Khubilai Khan) nella serie originale Netflix Marco Polo – è ambientato fra gli incantevoli paesaggi della provincia del Hėntij, nel centro-oriente della Mongolia. Gli incantevoli paesaggi della provincia del Hėntij sono composti da un altopiano stepposo a un’altitudine di oltre 1.700 metri, sono chiusi al nord dall’omonima catena montuosa e occupano una superficie pari a quella della Repubblica Ceca. Solo che invece di ospitare quasi 11 milioni di abitanti, come succede in Repubblica Ceca, nel Hėntij vivono 76mila persone. Un po’ meno rispetto a Pozzuoli e appena qualche manciata in più rispetto a Cinisello Balsamo. Ogni chilometro quadrato di Hėntij ospita, in media, una singola persona. Statisticamente, dunque, è altamente improbabile che due hėntijani si incrocino per caso mentre passeggiano nell’altopiano stepposo.
Ma fortunatamente per noi, il romanzo breve Tuntuulei di T. Bum-Erden su cui si basa L’ultima luna di settembre e la conseguente sceneggiatura firmata dal regista (e attore protagonista) in collaborazione con Bayarsaikhan Batsukh, hanno previsto questa fortuita e rara evenienza permettendo la nascita di una storia lieve, delicata e assolutamente imperdibile, premiata dal pubblico del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina di Milano e da quello del Vancouver International Film Festival, e distribuita nelle sale italiane a partire dal 21 settembre dai signori e dalle signore di Officine UBU, che da oltre 15 anni fanno il nostro bene portando nei cinema del Bel Paese film di registi come Wim Wenders, Terry Gilliam, Patrice Leconte, François Ozon, Alex De La Iglesia, Olivier Assayas, Michael Winterbottom, Jia Zhangke, Nicolas Winding Refn, Takashi Miike, Marjane Satrapi, Shane Meadows, Julie Delpy, Valérie Donzelli e Gianfranco Rosi – solo per fare una manciata di nomi.
Tulgaa è nato e cresciuto nelle steppe di cui sopra, ma da anni vive in città. È un uomo tranquillo ma al contempo burrascoso e rumoroso, e porta dentro di sé molti conflitti di cui nemmeno lui sembra essere consapevole. È un adulto che, come un bambino, vuole essere amato. Quando riceve un’infausta chiamata che lo avvisa della grave malattia del padre – con il quale non ha mai avuto un rapporto profondo – decide di lasciare la sua vita in città per tornare in fretta e furia al villaggio natale sulle remote colline del Hėntij e assistere il genitore. La sua pronta risposta, tuttavia, serve giusto a permettergli di dare un ultimo saluto all’anziano morente. Tulgaa, colpito dalla perdita, sceglie di restare a vivere nella iurta del padre per portare a termine il raccolto di fieno che l’uomo aveva promesso di completare prima dell’ultima luna piena di settembre.
Mentre lavora nei campi del genitore, l’uomo incontra casualmente un bambino di dieci anni, Tuntuulei, che vive da solo insieme ai nonni mentre la madre lavora in città. Tuntuulei, similmente a Tulgaa, non ha un padre e per questo si sente escluso e diverso. Tra i due nasce un rapporto inizialmente di sfida, che andrà via via ad ammorbidirsi per fare spazio a un legame di stima e condivisione. Tra gli sconfinati paesaggi di una terra ricca di storia e di tradizioni, Tulgaa prenderà il giovane Tuntuulei sotto la propria ala, scoprendo di essere in grado di dare al bambino tutto l’amore paterno che a lui non era mai stato dato. Ma la fatidica ultima luna piena di settembre sta per arrivare e a Tulgaa restano pochi giorni da passare insieme a Tuntuulei prima di fare ritorno in città.
Con gli stessi ritmi naturali che scandiscono la vita nella remota e intonsa steppa mongola – ritmi a cui nessuno può mettere fretta, nemmeno gli uomini più assatanati – L’ultima luna di settembre racconta la parentesi (forse) di un personaggio che torna alle sue origini per riuscire a sbloccarsi e trovare finalmente l’identità di cui sentiva la mancanza. Un racconto poetico nel senso più puro e letterale della parola, che si pone fuori dal tempo a cui siamo abituati e che diamo per scontato. Un’esperienza sensoriale ed emozionale che si lascia ammirare in tutto il suo splendore paesaggistico e in tutta la sensibilità con cui riesce a raccontare il rapporto tra due persone che pensavano di essere sole nella vastità del Hėntij. E che invece, alla faccia della statistica, sono riuscite a trovarsi.
Il film
L'ultima luna di settembre
Drammatico - Mongolia 2022 - durata 90’
Titolo originale: Harvest Moon
Regia: Amarsaikhan Baljinnyam
Con Amarsaikhan Baljinnyam, Tenuun-Erdene Garamkhand, Damdin Sovd, Davaasamba Sharaw, Tserendarizav Dashnyam, Delgersaikhan Danaa
Al cinema: Uscita in Italia il 21/09/2023
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Amazon Video Rakuten TV
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