Concorto resiste al caldo. Tanto caldo da far tremare le immagini, come in certi western. Tra i temerari che popolano Piacenza di pomeriggio, la maggioranza indossa una shopper con l’immagine di un asino che vola, un simbolo azzeccato. Mentre i giovani neo-spettatori del Concorto Kids e i loro genitori sventaglianti concludono le attività, alla Galleria Ricci Oddi iniziano le proiezioni di Animal House, sezione non competitiva, bestiario di sguardi al mondo animale - come il cinema sa fare dalla sua nascita - con opere narrative come All Cats Are Grey In The Dark, melodramma felino di Lasse Linder, oppure sperimentali come Nearest Neighbour di Rebecca Baron e Douglas Goodwin, in cui il linguaggio animale agita, interrompe e mina quello cinematografico, in una sinfonia visivo-sonora frammentata e complessa.

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All Cats Are Grey In The Dark

Perché nonostante la sua conviviale informalità, Concorto è complesso, abituato a proporre a un pubblico non necessariamente cinefilo, un cinema non necessariamente compiacente, comodo; un cinema capace di essere appassionante, spesso commovente, senza però rinunciare a narrazioni più ellittiche, alle sperimentazioni auto-riflessive (Le Saboteur di Anssi Kasitonni) o all’ibridazione dei linguaggi (Das rotohr di Paul Drey). I corti di questa edizione in particolare, oltre ad essere una finestra-promessa sul cinema internazionale che verrà, formano una rassegna di giovani sguardi autoriali rivolti al presente, uno spaccato cinematografico sul mondo. Il più raccontato, quello giovanile, è indagato negli aspetti più conflittuali di un’età alienante, come in La herida luminosa di Christian Avilés, vortice monologante di un adolescente inglese in vacanza alle Baleari, o come nella disperata animazione danzante di 27, di Flora Anna Buda.

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Das Rotohr

Uno dopo l’altro, si passa di storia in storia, si sperimenta su temi e linguaggi, ma anche sulla stessa esperienza della visione. Quando cala il buio, il Parco di Villa Raggio a Pontenure diventa una sala all’aperto in cui spazio pubblico e cinema si integrano. Ad esempio, le proiezioni notturne dei corti fuori concorso trasfigurano la serra del parco in un’installazione in cui la luce e le immagini dei cortometraggi dialogano con la trasparenza delle pareti, in uno scambio luminoso tra schermo e sala. Nel mentre, pubblico e giovani critici dialogano coi registi, si godono mostre fotografiche, interventi e la musica dal vivo (Uganda, Daniela Pes, Brucherò nei pascoli). Perché Concorto è una realtà cinematografica radicata a luoghi che nel tempo, ha saputo far diventare laboratori, spazi di scambio sinergico tra cinema e altre forme d’arte, occasioni non solo culturali, ma didattiche, di educazione a un’immagine spesso nuova, diversa. Durante le proiezioni nell’arena, i tavoli dell’area di convivio si spopolano e i pochi rimasti a finire un sorso di birra possono distinguere il fascio di luce netto che dal proiettore all’immagine attraversa il buio del parco. La locandina proiettata sullo schermo raffigura l’asino simbolo di Concorto sospeso nel cielo sopra il parco, rapito in aria dalla luce di una finestra nella notte; come l’esperienza a mezz’aria tra sedia e schermo che è il cinema. Un asino che vola, un simbolo azzeccato, non perché è impossibile, ma piuttosto per la necessità di avere fiducia in immagini nuove, opache, dense ed essere tanto ingenui e creduloni da immergervisi.

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Autore

Matteo Bonfiglioli

Appassionato lettore delle tramette di Film Tv fin dalla tenera età, laureato all'Accademia di Belle Arti di Bologna e alla IULM di Milano, è un critico cinematografico sulla carta, un critico televisivo in tv, un monologhista in teatro, un moderatore su un palco e un proiezionista in cabina. Scrive del mondo per scrivere di sé. E viceversa.