Acconciate per uccidere la concorrenza, le capigliature di loquaci modelle prendono vaporosamente vita e si sviluppano, variopinte e stratificate, fra spirali vertiginose e torreggianti fontange georgiani: si dà il caso però che fuori campo, prima dei titoli di testa, ai nastri di partenza di un’infervorata competizione regionale di hairdressing, uno dei parrucchieri in lizza ci lasci la pelle, e che parte di essa gli venga sottratta con uno scalpo maldestro. Il contest si interrompe, le annoiate mannequin e i partecipanti delusi, trattenuti dalla polizia, cincischiano con le creazioni lasciate a metà, le smontano, le discutono, si palleggiano gossip e sospetti, dubbi e illazioni in un flusso febbricitante, egocentrico e divagante come le spire della Gorgone greca, e che si concreta idoneamente nel (falso) pianosequenza congegnato da Thomas Hardiman, art director (chiaro!) e regista al debutto nel lungo dopo sei corti di ludica stravaganza combinatoria.
Anche Medusa Deluxe si incapriccia del gioco fra i generi, dell’innesto d’un dispositivo sublimemente cinematografico su un impianto smaccatamente teatrale (gli assoli a cui si dedica ciascun personaggio, i primi piani fissi nelle scene e nelle dichiarazioni madre). Ma il mystery è mera rampa di lancio per scontri dialettici e scoppi nevrotici, e il murder ha il sol scopo di far godere di una tensione che non si alimenta per mezzo di espliciti elementi visivi (il sangue, il cadavere, la minaccia di un nuovo omicidio) ma si mantiene sottopelle, incitata dall’ipnotica soundtrack elettronica di Koreless ed esaltata dalla pastosità chiaroscurale della fotografia (di Robbie Ryan, già vitale DOP per Andrea Arnold e talvolta Ken Loach).
Non è la risoluzione del giallo il punto, il desiderio, il gusto di cui Hardiman va a caccia, zigzagando da un ambiente all’altro, tra camerini di prova e toilette, scale buie e corridoi che l’incantesimo del one shot rende labirintici e indecifrabili; a interessarlo è semmai la suggestione narrativa catturata dalle acconciature, soggetti di scena che, dalle loro sommità, bisbigliano indizi, dissimulano prove, camuffano un universo interiore o lo simulano, solleticano e suggeriscono l’insinuarsi di un’accensione sovrannaturale, come gli abiti parlanti di De Djess (Alice Rohrwacher, 2015) e quello maledetto di In Fabric (Peter Strickland, 2018). Un sottomondo dove tutto ciò che è cinema è materia plasmabile, viva, mutante, altamente infiammabile, e di segno insindacabilmente queer: una messe inesausta di colori, una cornucopia di crinite acrobazie eseguite a colpi di lacca e sforbiciate, come quelle che Hardiman bambino contemplava durante le sessioni di parrucco materno. Oltre l’hair porn libidinoso e la potenza di fuoco delle creazioni firmate Eugene Souleiman (hair stylist con in curriculum la platinata Lady Gaga di Alejandro), quella del film e dei suoi personaggi è una ricerca - sfrenata, disperata, anche - volta a soddisfare l’esigenza dello sguardo altrui, non per trasformarlo in pietra ma per risvegliarlo, per il piacere supremo di un riconoscimento reso possibile dall’eccezionalità del taglio perfetto, «l’unica corona che non ti togli mai».
Il film
Medusa Deluxe
Drammatico - Regno Unito 2022 - durata 101’
Titolo originale: Medusa Deluxe
Regia: Thomas Hardiman
Con Clare Perkins, Kayla Meikle, Lilit Lesser, Debris Stevenson, Anita-Joy Uwajeh, Kae Alexander
in streaming: su MUBI MUBI Amazon Channel Apple TV
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