Di Alberto Lattuada nella library di The Film Club ci sono quattro film diversamente celebri. In ordine cronologico, è senza dubbio un tassello fondamentale della sua filmografia Il cappotto (1952, RaroVideo Channel). Dopo una breve parentesi neorealista, e dopo Luci del varietà (1950) ricordato più che altro perché esordio di Federico Fellini in co-regia, il regista milanese negli anni 50 si cimenta con modelli letterari, spesso russi, Cechov, Puškin, Bulgakov e, in questo caso, Gogol’.
Rifatto nella Pavia degli anni 30, quella della provincia fascista beghina, forse non dissimile dalla stessa di vent’anni dopo, piccoloborghese, asservita alla burocrazia di regime. Nella nebbia si aggira un omino, Renato Rascel, un modesto impiego, lui non ha pretese. Anzi, no: sogna un cappotto. Quando finalmente riesce a comprarselo qualcuno glielo ruba e lui morirà di freddo pur di compiere la sua recherche. Un film di rara intelligenza estetica, quasi espressionista per l’uso della fotografia notturna, e di azzeccata asciuttezza melodrammatica. Lattuada dimostra di essere un ottimo direttore di attori, alcuni caratteristi di prim’ordine come Yvonne Sanson non doppiata (il film è in presa diretta), Giulio Stival e Antonella Lualdi. Ma è soprattutto il protagonista Renato Rascel a essere eccezionale in un ruolo grottesco, quasi una maschera patafisica (il trucco e i baffi furono suggeriti dallo stesso regista). Presentato al Festival di Cannes, non vinse nulla nonostante l’entusiasmo pubblico del giurato André Lang che avrebbe voluto premiare Rascel, il quale vincerà in seguito il Nastro d’argento.
Nel 1965, questa volta da Machiavelli, Lattuada adatta per il grande schermo La mandragola (Minerva Classic), ottima produzione di Alfredo Bini in collaborazione con i francesi. Callimaco (Philippe Leroy) vorrebbe amare Lucrezia (Rosanna Schiaffino, premiata con il David di Donatello) che però è sposata al mediocre Nicia (Romolo Valli) che si strugge perché la moglie non riesce ad avere figli. Il giovane gli fa allora credere che esista un’erba, la mandragola, capace di guarire dalla sterilità ma che purtroppo condanna il primo amante a morte certa. Va da sé che lui si sacrificherebbe volentieri al posto del marito. Lontano dal decamerotico, Lattuada celebra l’amor profano contro ogni superstizione, e lo fa con uno stile sempre godibile, tra i comprimari Totò e Jean-Claude Brialy.
Da Vitaliano Brancati è Don Giovanni in Sicilia (1967, Minerva Classic) con Lando Buzzanca che si finge irresistibile seduttore pur vivendo ancora con le tre sorelle, giusto per mascherare la sua insicurezza con le donne. E curiosamente ci sono tre sorelle al centro di un altro grande classico del regista, Venga a prendere il caffè da noi (1970, RaroVideo) con Ugo Tognazzi nei panni di Emerenziano Paronzini chiamato a soddisfare tutte e tre le sorelle Tettamanzi nella Luino di Piero Chiara. Un film che piacque a Luis Buñuel tanto da fargli scegliere Camilla Tettamanzi, ovvero Milena Vukotic, per Il fascino discreto della borghesia.
Alberto Lattuada su The Film Club
Il cappotto
Drammatico - Italia 1952 - durata 95’
Regia: Alberto Lattuada
Con Renato Rascel, Yvonne Sanson, Antonella Lualdi, Giulio Stival
in streaming: su Raro Video Amazon Channel Amazon Video Rai Play
La mandragola
Commedia - Italia, Francia 1966 - durata 103’
Regia: Alberto Lattuada
Con Rosanna Schiaffino, Philippe Leroy, Romolo Valli, Nilla Pizzi, Totò, Jean-Claude Brialy
in streaming: su Amazon Video
Don Giovanni in Sicilia
Commedia - Italia 1967 - durata 104’
Regia: Alberto Lattuada
Con Lando Buzzanca, Katia Moguy, Rossana Martini
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Venga a prendere il caffè da noi
Commedia - Italia 1970 - durata 113’
Regia: Alberto Lattuada
Con Ugo Tognazzi, Francesca Romana Coluzzi, Milena Vukotic, Jean-Jacques Fourgeaud
in streaming: su Raro Video Amazon Channel Apple TV Amazon Video Google Play Movies Timvision
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