Nel 2022, è stato il titolo che ha vinto (di gran lunga) la mia pregiata classifica di Roba che devi assolutamente vedere al più presto per cedere al fomento. Quella classifica che, per intenderci, ha come leader in ogni epoca Mad Max: Fury Road e The Blues Brothers a pari merito. Una classifica importante. A tutte le persone che hanno visto RRR a causa delle mie insopportabili insistenze è caduta correttamente la mascella. A quelli più cinematograficamente scafati, però, sono anche cascate le allegoriche palle del caso: come ho fatto a non venire a conoscenza prima di questo nettare di cinema così prelibato? Dove ho sbagliato? Scusa Bollywood, perdonami. Per evitare altre scene del genere, questa settimana parliamo di comici indiani e rispondiamo alla domanda: essi sanno essere d’intrattenimento pur non brandendo una tigre del Bengala da scagliare verso il nemico come un martello olimpico? La risposta è certamente sì, ma con un asterisco*.
*un asterisco classico tipo questo, non tipo quello che si voleva provare a introdurre per il genere neutro
*c’è bisogno dell’asterisco perché in India, al momento, la stand-up fa certamente il suo dovere di intrattenitrice, ma allo stesso tempo è anche una faccenda molto seria. Molto, molto seria. Il signore che ho appoggiato qua sopra, per esempio, si chiama Vir Das ed è il padrino della stand-up indiana. Cresciuto fra la Nigeria e il subcontinente e trasferitosi negli Stati Uniti per studiare economia prima e teatro poi, Das esordisce in America come comico e nel 2003 porta il linguaggio in India, cominciando a esibirsi in spettacoli di stand-up e dando il là a un movimento che cresce a velocità quasi sconcertante. Quelli, però, sono anche gli anni dell’ascesa del populismo di Narendra Modi, dapprima come primo ministro del Gujarat e quindi (dal 2014) come primo ministro dello stato federale indiano. Non pretendo di essere esperto di un argomento così complicato come la politica indiana (tutto quello che so su Modi è in questo video), ma mi sento di dire con discreta sicurezza che Modi e i suoi scagnozzi sono molto sensibili quando si tratta di satira. E una buona metà della scena stand-up indiana, fomentata da Vir Das, imbraccia il linguaggio comico come un nebulizzatore di verderame, trattando le antiquate e illiberali politiche di Modi come fossero peronospora. Das, per quel suo monologo lassù, ha ricevuto sette capi d’accusa una volta tornato a casa. Nel 2018, il comico Kunal Kamra è stato sotterrato con il letame per aver scherzato sul patriottismo indiano, venendo addirittura sfrattato di casa. Il giovanotto Munawar Faruqui (classe 1992) nel 2021 è stato arrestato per alcune battute sulle divinità indù. L’argomento è abbastanza serio da essersi meritato una tesi di master all’università di Potsdam. E non è nemmeno uno scherzo.
D’altro canto, in India esiste (come ovunque) un altro filone di stand-up, più orientato alle facezie e meno concentrato sul mondo e le società che ballano abbracciati in un tango incestuoso e infuocato nel senso che stanno tutti andando a fuoco. Anubhav Singh Bassi (trovate il suo speciale Bas Kar Bassi su Prime Video) è uno dei campioni di quella comicità lì, il figlio del rapporto di una notte fra la scuola di Vir Das e YouTube (siamo sui 4 milioni e mezzo di followers). Anche perché – la butto lì senza sapere quali siano i criteri di un nome buffo in India – forse se ti chiami Anubhav Singh Bassi, e sei di Dehli e non di Sondrio, è più semplice fare il comico buffone che fare il satiro tutto ingobbito. Ma questi sono solo pregiudizi.
Bassi fa un po’ quello che gli pare e lo fa anche piuttosto bene. La sua energia è quella dell’amico furbo che spicca di poco all’interno di un gruppo di bamboccioni disagiati, di quelli a cui può succedere di ubriacarsi e buttare brioche secche dal balcone del quinto piano per nutrire i piccioni sottostanti al grido di “MariAntonietta!”. Lo speciale di Bassi è il gustosissimo racconto della sua vita da giovane povero – “Il mio conto in banca era sempre inferiore al mio PIN” – e informe laureato in legge, prima di diventare comico. La storia di una persona che, se non fosse esistita la stand-up, sarebbe finita a fare l’animatore in un villaggio turistico boh, a Goa (non so se esistano villaggi turistici con il gioco aperitivo a Goa) oppure a fare una vita mesta da telefonista di call center che torna a casa frustrato e batte con il manico della scopa i quattro amici con cui ancora convive. L’intento non è apertamente politico come quello di Das e discepoli. Eppure anche un clown, al di sotto del cerone, sa parlarci di come siamo e di quale società abbiamo costruito.
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