Mi pare di capire che di videoclip di Je t’aime... moi non plus di Serge Gainsbourg ce ne siano più d’uno, alcuni sicuramente apocrifi, ma a fare testo è quello con Jane Birkin registrato quasi interamente sotto la Tour Eiffel all’epoca dell’uscita del disco. Sguardi e voci si fondono, non potendolo fare esplicitamente i corpi, ma non esistono seconde letture se non quella, appunto, dell’erotismo puro.
La canzone venne incisa nel 1967 da Gainsbourg con Brigitte Bardot. La loro relazione, durata tre mesi, aveva scatenato l’ira funesta del di lei marito, quindi l’attrice chiese a Serge di non pubblicare il duetto che rimarrà inedito per quasi 20 anni nella sua versione originale. L’autore cercò un’altra interprete finché sul set di un film, Slogan di Pierre Grimblat, conobbe Jane Birkin con la quale ebbe un litigio furibondo a inizio riprese. Grimblat propose una cena a tre per appianare il conflitto, poi con uno stratagemma fece in modo che i due restassero da soli e scattò la scintilla. Anzi no: un fuoco divorante. Secondo la leggenda si trasferirono la notte stessa in un hotel che divenne la dimora di entrambi, prima di cominciare a spostarsi tra Londra (dove nel 1971 nascerà Charlotte) e la casa di Yul Brynner (loro grande amico e padrino di Charlotte) a Cresseveuille. La canzone esce nel 1969 e, come detto, non può avere un significato recondito oltre la passione dell’interpretazione e il paradosso del suo titolo, che letteralmente significa “ti amo... Neanch’io”. Nel 1976 Gainsbourg realizza il film omonimo (non proprio: il titolo è senza i puntini di sospensione, quindi suona come “ti amo neanch’io”) che ha al centro il paradosso stesso.
La passione sfugge alla descrizione corretta, ai segni concreti, non può essere ridotta a parole che non siano contraddittorie, al di là della loro radice surreale e forse addirittura situazionista (poi ci torno). Per cui nel film Krassky, interpretato da Joe Dallesandro icona gay per antonomasia, bel camionista in canotta rossa, entra in un locale sperduto nel deserto dove lavora Johnny (Jane Birkin), fanciulla androgina, e lascia che l’attrazione faccia il proprio corso. Poi la relazione diventa una storiaccia perché c’è un altro camionista fidanzato del protagonista che prova ad assassinare la ragazza in un turbine parossistico di gelosia e ritorsione. Il film in Italia rischia di subire la sorte della canzone, che non solo fu censurata ma addirittura il distributore discografico (la Phonogram di Milano) scomunicato (!) dopo un rovente articolo dell’“Osservatore romano”. Esce nelle sale tagliato di quasi 10 minuti (su meno di 90 complessivi) e nella versione integrale resterà inedito fino all’edizione in dvd del 2005.
Non si tratta, chiaro, di un film pornografico ma il triangolo è morboso e la natura del rapporto fisico tra Johnny e Krassky non è lasciata all’immaginazione. I “Cahiers du cinéma”, in un loro non raro slancio di moralismo, stigmatizzarono i riferimenti alla sodomia. Jane Birkin è stupenda, la Nikita di Anne Parillaud si è ispirata alla sua bellezza che però secondo me resta irraggiungibile. Gainsbourg realizzerà altri tre lungometraggi, uno dei quali è Charlotte for Ever (1986), storia di uno scrittore dissoluto e alcolizzato (lui) e del suo rapporto ambiguo con la figlia quindicenne (Charlotte). Adesso, però, è Charlotte a uscire con un suo film, un documentario che racconta il rapporto con la madre: Jane by Charlotte. In fondo fa parte della stessa storia. Ah già, la radice surreale del titolo Je t’aime moi non plus. Gainsbourg si ispirò alla risposta di Salvador Dalì sulle differenze tra lui e Picasso: «Nessuna. Picasso è spagnolo. Anch’io. Picasso è un genio. Anch’io. Picasso è comunista. Neanch’io».
Il film
Je t'aime... moi non plus
Erotico - Francia 1976 - durata 90’
Titolo originale: Je t'aime moi non plus
Regia: Serge Gainsbourg
Con Jane Birkin, Joe Dallesandro, Hugues Quester, Gérard Depardieu
in streaming: su MUBI MUBI Amazon Channel
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta