Antonio Pietrangeli, il regista delle donne. Non si può dire certo sconosciuto e sottovalutato. La fama di Io la conoscevo bene (1965) è costantemente cresciuta da quando Roberto Silvestri, nel 1979, lo proclamò il miglior film italiano degli anni 60; e anni fa è stato tra i titoli italiani più votati in un epocale sondaggio di questa rivista (vedi Film Tv n. 34/2018). Però Pietrangeli, per certi versi, non è ancora abbastanza conosciuto. Scorriamo la lista dei titoli compresi nella rassegna di The Film Club. C’è un’assenza, immagino per motivi di diritti, che è grande come una casa: La parmigiana (niente paura, ci sono cento altri modi di recuperarlo).
Uno dei titoli chiave per comprendere la mutazione dei costumi e la rivoluzione sessuale dell’Italia del Boom. La storia di una giovane che passa da un uomo all’altro, subendo o illudendo, e in cui alla fine non c’è nessuna tragedia, nessun compromesso, nessun contentino moralistico. Un film audace e libero come Dolci inganni di Lattuada, interpretato da Catherine Spaak tre anni prima, e con in più l’ironia, la felicità narrativa, il gusto della commedia che erano propri di Pietrangeli. Un regista che, dopo essere stato un intellettuale del PCI e un critico impegnato (più lucido della maggior parte dei suoi colleghi, e ancora oggi leggibile), passò come tanti altri suoi compagni di cellula (Scola in primis) a una visione del mondo più ludica e apparentemente rassegnata; ma anche caustica, attenta a smascherare i meccanismi del privilegio, pronta a sbeffeggiare ogni ipocrisia.
C’è però un abisso tra i film leggeri degli anni 50 come Nata di marzo e Lo scapolo (1955: peraltro uno dei titoli chiave per comprendere la nascita del personaggio di Alberto Sordi, donnaiolo e mammone), e Adua e le compagne (1960), sul destino che aspetta alcune ex prostitute dopo la legge Merlin.
È un film di una spietatezza incredibile, come lo saranno, in altro modo, La visita (con Sandra Milo e François Périer, quest’ultimo nella parte di uno dei maschi più squallidi e banali di sempre) e Io la conoscevo bene (di recente è uscita in dvd la versione tedesca, con varie nudità di Stefania Sandrelli in più). Che però finisce male, molto male. Mentre La parmigiana no. Pietrangeli non aveva il vizio del pessimismo a tutti costi. Non era Elio Petri, che esordì poco dopo di lui. Però morì troppo presto, nel 1968, in modo assurdo, durante le riprese di Come, quando, perché (questo sì che è un titolo difficile da vedere in modo decente), poi finito da Valerio Zurlini. Tra le tante cose, Pietrangeli era anche un maestro del pianosequenza e del montaggio, a differenza di altri senatori della commedia che si dicevano poco interessati allo stile. Da questo punto di vista Pietrangeli era a livello di Germi, ma in chiave nouvelle vague. Ah, se all’estero lo conoscessero di più, invece di bearsi di Lina Wertmüller. Ah, se lo avessero visto di più i registi che oggi si illudono di essere figli o nipoti della commedia all’italiana.
Antonio Pietrangeli su The Film Club
Nata di marzo
Commedia - Italia/Francia 1958 - durata 110’
Regia: Antonio Pietrangeli
Con Jacqueline Sassard, Gabriele Ferzetti, Mario Valdemarin, Tina De Mola
in streaming: su Rai Play Amazon Video
Lo scapolo
Commedia - Italia 1956 - durata 94’
Regia: Antonio Pietrangeli
Con Alberto Sordi, Nino Manfredi, Rossana Podestà, Virna Lisi, Lilli Greco
in streaming: su Rakuten TV Google Play Movies Pluto TV
Adua e le compagne
Drammatico - Italia 1960 - durata 98’
Regia: Antonio Pietrangeli
Con Marcello Mastroianni, Simone Signoret, Sandra Milo, Emmanuelle Riva, Domenico Modugno, Antoinette Weynen
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Timvision
La visita
Commedia - Italia 1963 - durata 105’
Regia: Antonio Pietrangeli
Con Sandra Milo, François Périer, Mario Adorf, Gastone Moschin
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Pluto TV Timvision
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