Restaurato digitalmente nel 2022 e disponibile nella sezione Cinema di arte.tv fino al 17 agosto, Le margheritine di Vera Chytilova (1966) è forse il film manifesto della Nová vina, la nouvelle vague (di cui il termine è una traduzione letterale) cecoslovacca – non un vero e proprio movimento (come, d’altronde, non lo erano Godard, Truffaut e compagni), ma un termine ombrello utile a identificare tutta quella serie di film (Il negozio al corso, Lo scherzo) e registi (Milos Forman, Ivan Passer) che esordirono all’inizio degli anni sessanta e che, col loro desiderio di ribaltare le logiche tradizionali del racconto cinematografico attraverso il costante ricorso a un linguaggio frammentato, al grottesco e il surreale, generarono uno scossone nel cinema cecoslovacco ed europeo degli anni sessanta.
Il film di Chytilova, girato due anni prima della Primavera di Praga, di cui i registi della Nová Vina furono tra i promotori, e che suscitò le ire del Partito Comunista di Cecoslovacchia al punto da venire bandito in patria fino alla definitiva riabilitazione undici anni dopo, nel 1975, segue due giovani ragazze annoiate di nome Marie (interpretate da Jitka Cerhová e Ivana Karbanová) che si ribellano ai costumi imposti dalla società ceca, generando scandalo tra i borghesi della Praga dell’epoca, l’oggetto privilegiato della critica della regista.
Nello stato allucinatorio di Le margheritine, nella sua psichedelia taglia e cuci, tra l’impressionismo e il dada, emerge chiara l’estetica della Chytilova, basata non solo sull’unione tra tragico e comico e da una vena ironica fuori dal comune ma anche dalla strenua ricerca espressiva che ha portato avanti per tutta la sua filmografia, attraverso una serie di film in cui il montaggio domina la scena.
Il susseguirsi di azioni di disturbo e di sperpero (celebre la scena finale del sontuoso banchetto fatto a pezzi con leggiadria dalle Marie) non ha alcuna evoluzione narrativa, ma vive dello scontro tra le inquadrature, del continuo contrappunto tra suono e immagine, della giustapposizione di filtri di ogni colore e il bianco e nero, dell’intarsio tra gli still frame che lacerano in due le scene e le piccole trovate comiche in cui il corpo delle due attrici protagoniste sembra diventare, sulla scia dei corpi slapstick, simile a quello di una marionetta.
Non c’è limite al modo in cui le due attrici (all’incirca ventenni all’epoca delle riprese) possono usare il loro corpo per ricoprirlo di cibo, immergerlo in acqua, amputarsi gli arti, truccarlo, imbalsamarlo in un lenzuolo o in carta di giornale o costringerlo in un porta pacchi dove il trasporto di persone sarebbe vietato.
Emerge tra le righe anche una riflessione anti-patriarcale e sulla condizione della donna: Marie 1 e Marie 2 per appropriarsi di un identità soffocata da un sistema fallocentrico che tentano più volte di ridicolizzare (gli anziani che le invitano a cena senza poter concludere alcunché), preferiscono l’onanismo e l’automutilazione all’integrazione in una società alienante, forgiata sulle macerie della seconda guerra mondiale (“Se tutto va a rotoli... allora noi andremo a rotoli” le sentiamo dire nella sequenza di apertura). Per tutti questi motivi Le margheritine rappresenta una delle pietre miliari del cinema d’avanguardia oltre che una delle opere più note del cinema cecoslovacco.
Il film
Le margheritine
Commedia - Cecoslovacchia 1966 - durata 74’
Titolo originale: Sedmikrásky
Regia: Vera Chytilova
Con Ivana Karbanová, Jitka Cerhová, Marie Cesková, Jirina Myskova, Marcela Brezinova, Julius Albert
Al cinema: Uscita in Italia il 15/05/2023
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