Ricomincio da Arancia meccanica

Sigla!

In piedi, campeggiatori, camperisti e campanari! Mettetevi gli scarponi! Oggi fa freddo! D’altronde siamo in zona Giorni della Merla; che a parte essere la ricorrenza popolare più semplice da vandalizzare (se il freddo pungente ti fa sentire volgare, basta cambiare una vocale), sono anche, all’incirca, il corrispettivo italiano del Giorno della marmotta.

Ogni singolo 2 febbraio a partire dal 1887 – cioè da quando gli operosi tedeschi della Pennsylvania hanno deciso fosse il caso di unire l’utile (un grosso roditore che si guarda l’ombra per capire quanto ancora durerà l’inverno) al dilettevole dei festeggiamenti protestanti per celebrare la presentazione di Gesù al tempio – negli Stati Uniti d’America si celebra il giorno in cui Bill Murray ha imparato a suonare il piano, a scolpire il ghiaccio, a parlare in francese, a praticare il suicidio creativo e anche ad amare Andie MacDowell. Come se servisse un anatema dickensiano e un loop temporale infinito per imparare ad amare Andie MacDowell; ah, la magia del cinema.

In piedi, caricaturisti, cartellonisti e carotatrici! Mettetevi gli scarponi! Oggi fa freddo! E il gioco del giorno è il seguente: provate a indovinare quale film ha approfittato della palese e ghiottissima occasione di marketing per uscire in concomitanza con il Giorno della marmotta. Bravi! Se avete risposto Ricomincio da capo avete sbagliato. Evidentemente, i distributori giù alla Columbia Pictures avranno valutato che i 5mila e rotti abitanti di Punxsutawney, Pennsylvania avrebbero preferito gelarsi le chiappe al loro annuale appuntamento con la marmotta Phil piuttosto che vedere un film di Hollywood ambientato nel loro pulcioso villaggetto luterano, negando alcune migliaia di dollari all’incasso dei primi giorni di programmazione.

Fatto sta che la commedia diretta da Harold Ramis – da attore: Egon in Ghostbusters - Acchiappafantasmi; da regista: Caddyshack - Scuola di golf  e, una generazione dopo, Terapia e pallottole e Un boss sotto stress – e sceneggiata (e poi riscritta e quindi scritta di nuovo e modificata anche durante le riprese) insieme a Danny Rubin è uscita il 12 febbraio del 1993; incassando certamente i 50mila dollari sui biglietti degli abitanti di Punxsutawney, Pennsylvania, ma perdendo l’occasione unica di far uscire un film nel giorno stesso in cui si svolge, creando un’armonia perfetta tra cosmo e cinematografo.

In piedi, casellanti, cascamorti e cascatori! Mettetevi gli scarponi! Oggi fa freddo! E oggi è anche il giorno in cui, effettivamente, un film fondamentale compie il suo cinquantesimo anniversario. E quindi succede che il 2 di febbraio ci ritroviamo a celebrare non Ricomincio da capo, film ambientato il 2 febbraio, bensì Arancia meccanica, film ambientato giammai; ma anche qui e ora, domani e nel passato, e in ogni altro momento in cui ci sia (stato) o ci sarà il bisogno di riflettere sul labile rapporto fra libero arbitrio e totalitarismo, politico o morale o culturale che dir si voglia.

E pensare che, fosse stato per Anthony Burgess (l’autore del romanzo da cui Stanley Kubrick ha tratto il suo capolavoro), Arancia meccanica sarebbe stato molto più simile a Ricomincio da capo di quanto non ci si potrebbe aspettare. Per un buffo scherzo del destino – leggi: per arroganza degli editori americani che hanno fatto di testa loro – alla versione del libro conosciuta dal regista, quella edita negli Stati Uniti, manca l’ultimo capitolo, una postilla di redenzione/lieto fine che ammorbidisce un minimo il catastrofico orizzonte dipinto fino a quel momento.

Se la mettiamo così, Arancia meccanica e Ricomincio da capo raccontano la parabola simile di due persone estremamente sgradevoli e distruttive, che vengono costrette da una forza esterna a rivalutare la bontà del proprio operato e infine vengono premiati, probabilmente, con un futuro inserito e produttivo. Insomma: un film che Kubrick non avrebbe mai diretto, nemmeno sotto tortura.

Il 2 febbraio