Oggi, tramite il titolo della rubrica, apriamo un ponte spazio-temporale tra il film di Nando Cicero del 1982 – quello in cui Bombolo è il dottor Patacchiola (laudato sia) e Lory Del Santo o sta con le minne di fuori o porta in giro una foca in carrozzina – e lo spettacolo comico di varietà che il Germano Lanzoni ha recentemente pubblicato su Prime Video. Lui stesso accetterebbe di essere appellato come il Germano o il Lanzoni o il Germano Lanzoni – e forsanche il Lanzoni Germano – visto che da anni incarna il Milanese Imbruttito gemmato dai video del Terzo Segreto di Satira e già protagonista di un film tutto suo (Mollo tutto e apro un chiringuito). Senonché il Germano quasi Mosconi (chicca senza link e vietata ai minori) ha ricevuto una valigetta di ca$h da Amazon per realizzare uno spettacolo nostalgico – più nella forma che nella sostanza, ma anche nella sostanza – che ha voluto battezzare F*ga - Dipendenze croniche di massa.
Lo show del Lanzoni, che non è di stand-up pur sfruttandone qua e là (anche più spesso di qua e là) il linguaggio, ha in comune con la foca di Cicero il fatto di tenerci particolarmente a voler annunciare la propria passione fin dal titolo. Ed è anche una dichiarazione d’intenti, oltre a testimoniare l’eclettismo del termine ombrello “figa” e di tutte le sue varianti regionali: W la foca (e che dio la benedoca) è una collezione di barzellette scollacciate e di donnine seminude ed è tutto chiaro sin dal titolo; F*ga - Dipendenze croniche di massa è una tenera milanesiana nazional-popolare (intesa come mezza maratona di milanesità) ed è tutto chiaro sin dal titolo, che sfrutta l’intercalare meneghino più famigerato. W la foca esce all’inizio degli anni ‘80, quando la grossolanità del Drive In stava per sostituire la stagione tuta d’ora (e mica tanto piscinina) della comicità milanese: nel 1982 il Derby Club si stava spegnendo – chiuderà definitivamente nel 85, facendo spazio alla generazione dello Zelig (fondato nel 86) – lasciando un buco grande così nel cuore di un sacco di gente che ha scoperto la comicità quella bella grazie a quel posto lì e ai talenti che ha contribuito a svezzare.
E il Lanzoni è uno di quelli il cui senso dell’intrattenimento si è sviluppato con la comicità cantata di Enzo Jannacci, Cochi e Renato, Teo Teocoli, Giorgio Faletti, Walter Valdi; e con la persona/personaggio di Guido Nicheli, il cumenda bauscia a cui è bastato essere milanesemente se stesso per garantirsi una luminosa (e stracult) carriera da caratterista. F*ga - Dipendenze croniche di massa rispecchia questa nostalgia per il Derby e per il varietà teatrale classico milanese. Uno spettacolo così, in tv (o quel che è), non si vedeva da molto tempo. E al di là dell’interesse archeologico, dimostra anche due cose: che certe formule comiche (lo stereotipo grottesco del milanese) e certe strutture di intrattenimento (il cabaret fatto con una certa cognizione di causa) continueranno sempre a funzionare, non importa quanto possa evolversi il linguaggio attorno a loro; e che Prime Video Italia si dimostra l’unico editore in circolazione ancora interessato a certe forme di spettacolo (genericamente: il varietà italiano) che la tv generalista ha instupidito nel corso degli anni e che gli altri servizi di streaming sembrano rifiutare a priori.
Il Lanzoni – che oltre a essere l’Imbruttito è anche lo speaker ufficiale del Milan – non è un comico di stand-up, e si vede. Ci prova, tra il malino e il così così, e poi lascia il posto a una parentesi centrale in cui a esibirsi in un bit di una decina di minuti è l’Imbruttita Brenda Lodigiani. Il Germano è un attore di stampo teatrale con grandi tempi brillanti, che è riuscito a condensare in un personaggio di buon successo. È l’evoluzione del milanese d’antan, un Dogui moderno che somiglia al fratello delle Parodi e a un Pinketts nato bauscia che si è tenuto alla larga dalle esperienze più balorde (e più interessanti).
Ma il Lanzoni è anche il Lanzoni, oltre a essere l’Imbruttito; e il Lanzoni è di Brusaglio, una frazione di Cormano, e guida una Panda viola del ‘99 dentro cui fuma le sigarette corrette. È il giargiana per eccellenza, a detta del suo personaggio; è il wannabe milanese serio che vorrebbe fatturare dalle parti del Duomo e invece sta fuori dalla circonvallazione a cincischiare. Ed è il Lanzoni a citare più o meno Molière e a dire che un uomo, nella vita, lascia tre impronte: quella della sua persona, quella del suo lavoro e quella del suo personaggio. Allora l’Imbruttito ha la saggezza di concedere uno show al suo personaggio titolandolo di conseguenza, ma poi lasciando spazio anche alla sua persona e al suo lavoro. Infatti i momenti più interessanti e meno stantii dello spettacolo arrivano quando il Lanzoni è più se stesso, quando è più fedele al giovane aspirante comico del Derby. Quando canta o quando racconta della nascita delle figlie gemelle o della passione del padre per la seduzione extramatrimoniale – che è un modo neanche tanto elegante e più burocratico per dire figa, sostanzialmente.
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