Il primo giugno, in occasione della Giornata mondiale dei genitori, un giorno di celebrazione istituito dalle Nazioni Unite per omaggiare le figure genitoriali (che siano biologiche o acquisite), arte.tv dedica un’intera sezione a una serie di documentari e corti che affrontano il ruolo del genitore in differenti contesti, con un particolare focus sulla figura femminile e la maternità.
La selezione proposta scava fin dentro al traffico illecito di bambini e le adozioni illegali, trattando temi scottanti come la maternità surrogata ma senza dimenticare di affrontare anche questioni della stretta quotidianità come il ruolo sociale della madre, la gravidanza e l’esibizione sui social della maternità stessa.
Su quest’ultimo tema si concentrano Quando la gravidanza è un business, che riflette sul rapporto tra esibizione di sé e maternità indagando la figura della pregnant-blogger, la donna incinta che documenta meticolosamente il processo di gestazione del figlio, i riti obbligati, le difficoltà, e Mamme e influencer: un business fai da te, un approfondimento che tira invece le somme sulla figura delle mamme-influencer, donne che hanno fatto della documentazione della quotidianità col proprio figlio la propria attività lavorativa, annodando la riflessione attorno ad aspetti etici e morali di una pratica spesso discussa a causa delle criticità in merito ai diritti all’immagine, alla privacy e al consenso dei figli minori.
Mal de mère è un cortometraggio che narra la storia di Julie, una ragazza di trentasei anni, e del rapporto con suo figlio, discutendo il ruolo imposto alle madri nella società occidentale. BirthStrike: lo sciopero dei figli per salvare il pianeta racconta invece una nuova, dura, forma di protesta climatica recentemente nata nel Regno Unito, il cosiddetto “sciopero della natalità”. Il film segue la storia di Blythe Pepino, una donna, leader del movimento, che, a soli trentatré anni, ha deciso di rinunciare alla maternità pur di lanciare un segnale che potesse smuovere le coscienze e provocare un cambiamento politico radicale.
Quasi da contraltare gli fa invece Alla ricerca di un figlio, a Kiev, un film che prende spunto dai drammatici sviluppi della guerra in Ucraina seguendo Ewa e Reza, una coppia di origine tedesca che si mette in viaggio, rischiando la propria stessa vita, al fine di far fuggire un bambino nato da madre surrogata dal rifugio antiaereo dove è nascosto sin dal giorno dell’invasione di Putin.
Ricerca è anche la parola chiave per Alla ricerca della propria famiglia biologica, un documentario che racconta della condizione di migliaia di bambini colombiani che, più o meno dagli anni Ottanta, sono stati adottati illegalmente da coppie europee. Quando molti di loro vengono messi al corrente del fatto, generalmente in età adulta, lo spaesamento identitario che ne deriva li porta a mettersi alla ricerca della loro famiglia naturale e, di rimando, della loro vita potenziale. L’opera segue così la ONG “Plan Angel” documentando l’aiuto fornito a queste persone per ritrovare i genitori biologici.
Psycho - sul rapporto coi genitori - omaggia il rapporto morboso tra madre e figlio trasposto su schermo da Alfred Hitchcock con il suo capolavoro del 1960, Psyco appunto. L’approfondimento parte da questo affascinante spunto per porsi delle domande sulla natura dei rapporti genitore-figlio: è possibile donare troppo amore? I traumi e le esperienze vissuti dai genitori devono necessariamente essere tramandate ai figli?
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